Museo Faggiano

La storia di questo Museo, magico e misterioso, conferma quanto sia vero che Lecce “galleggia” sul suo passato. Il "Museo Faggiano", sito in una casa privata della città storica è un vero e proprio giacimento archeologico, che racconta oltre 2000 anni di storia cittadina.

E’ ubicato in via Ascanio Grandi, a pochi metri di distanza da Porta S.Biagio, la porta ad oriente della cinta muraria, che ha perimetrato Lecce sin dall’età messapica.

La sua origine deriva da una casuale scoperta del 2001, quando il cuoco Luciano Faggiano, proprietario dell’immobile, in occasione di alcuni lavori di sostituzione di tubazioni fognarie per aprire un ristorante, vide affiorare testimonianze storico-archeologiche di notevole interesse.

La famiglia decise di dare avvio, sotto la supervisione della Soprintendenza, ad un’attività sistematica di scavo archeologico, che si protrasse fino a tutto il 2007. Gli scavi misero a nudo il banco roccioso su cui sorge l’edificio in pietra leccese. Furono scoperti numerosi anfratti e cavità scavate nella roccia (cisterne, silos, pozzi, etc.), dalle quali furono tratti significativi reperti, prevalentemente vasellame e altri utensili in terracotta. 

I lavori intrapresi si trasformarono in un entusiasmante e faticoso viaggio nel passato, confermando ciò che gli studiosi sapevano e cioè che quel settore urbano era già frequentato dall’antica popolazione messapica (IV secolo a.C.). 

Ora quel viaggio viene offerto al visitatore, che, entrando nelle “viscere” del Museo, intraprende un viaggio nella storia, sprofondando di livello in livello nella stratificazione delle frequentazioni umane che si sono succedute nelle diverse epoche di vita cittadina: il barocco, il rinascimento, il medioevo, l’età romana e messapica. 

Il Museo ospita al suo interno una piccola esposizione di prodotti artigianali e agroalimentari, oltre ad iniziative culturali. Alcune esibizioni musicali si sono svolte nel fondo di una cisterna, con la musica che suggestivamente si propagava in quei magici ambienti.  Su richiesta, l’edificio può essere affittato per eventi privati, mostre, riunioni, cerimonie.  

Da non perdere

Tra i rinvenimenti si segnalano:

→ un tratto di strada e una pavimentazione di epoca messapica (V sec. a.C.), sulla quale sono visibili dei fori circolari scavati nella roccia, che probabilmente servivano per la costruzione delle capanne;

→ due cisterne di epoca romana per il deposito del grano;

→ una grande cisterna a sezione campaniforme e pianta ovale, risalente al XV-XVI secolo;

→ un pozzo profondo circa dieci metri, dal quale si può vedere scorrere l'acqua del fiume Idume.

Vi sono tracce della presenza della comunità dei cavalieri templari, quali l’incisione di una ”rosetta” e altri simboli dell’Ordine impressi sulla roccia.

Curiosità & aneddoti

Il fiume Idume è visibile nelle cantine di numerosi edifici del centro storico. Oltre che nel Museo Faggiano, è stato ritrovato negli interrati del Castello e del palazzo Adorno, dove la sua presenza è legata a leggende e rituali. La comunità ebraica, che un tempo abitava in quella zona, era solita  purificarsi con riti sacri nelle acque limpide del fiume. 

Il fiume sotterraneo riaffiora in superficie e sfocia a circa 15 Km. nelle marine di Torre Chianca e Spiaggiabella, dove vi è il Bacino dell’Idume, bellezza naturale di inestimabile valore paesaggistico.

La presenza dell’acqua è legata ad un altro sito non lontano: i sotterranei di palazzo Castromediano Vernazza.  Durante gli scavi archeologici del 2008 è stato rinvenuto il “purgatorium”, vasca che conteneva simbolicamente le acque del fiume Nilo, dove i fedeli si immergevano per lo svolgimento del culto della purificazione, secondo il rito orientale.

Nei sotterranei del Museo vi sono cunicoli dai quali era facile scappare in caso di assedio. Non dimentichiamo che Lecce, oltre che nel funesto periodo delle invasioni barbariche, dopo l’assedio di Otranto del 1480, viveva nel terrore di un probabile attacco dei Turchi. 

Non manca nella leggenda la presenza di fantasmi (un cavaliere templare e un monaco), che ha attratto a Lecce gli esperti del “ghost hunting”.

La storia del Museo è nota anche per un articolo in prima pagina del “New York Times” che ne accese i riflettori, facendone un luogo di interesse per tutti gli amanti della storia e del mistero.

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