Chiesa del Carmine
Una svettante cupola con lucenti maioliche bianche e verdi brilla ai margini della città storica: è quella della chiesa del Carmine, una delle più belle chiese del primo settecento, orgoglio religioso dei Padri Carmelitani e di Lecce capitale del barocco.
Incastonata tra le possenti mura dell’attiguo convento e un’armoniosa dimora, la chiesa esibisce su piazzetta Tancredi la sua spettacolare facciata barocca, voluta così dalla forza creativa dell’architetto, nonché costruttore-decoratore, Giuseppe Cino.
Fu riedificata nel 1714 dopo la demolizione dell’ormai cadente chiesa cinquecentesca dedicata alla Vergine del Carmine, impegnando l’architetto Giuseppe Cino fino al 1717, data in cui la facciata fu terminata, come attestato da un’epigrafe incisa sul fastigio del prospetto.
La facciata, articolata in tre ordini, è scandita al primo ordine da sei lesene scanalate, che inquadrano al centro il portale e ai lati due coppie di nicchie animate da santi e profeti. Al secondo ordine l’impianto compositivo si alleggerisce con quattro lesene, che inquadrano la finestra centrale e due nicchie laterali. In alto, un frontone di impostazione classica completa e sintetizza la composizione architettonica.
Evidentemente rassicurato dalla riuscita del suo capolavoro (il Seminario in piazza Duomo), Giuseppe Cino imprime alla facciata una sfavillante e decisa plastica ornamentale. L’ornato si concentra sul portale, appoggiato ad una parete lavorata “a punta di diamante”, con un tripudio di motivi vegetali e puttini che osannano la Vergine del Carmine, posta in altorilievo entro una ghirlanda di fiori. Il percorso ascensionale delle lesene laterali esplode sopra il primo ordine, con esuberanti “trionfi” vegetali.
Le statue in atteggiamenti teatrali sono state attribuite a Mauro Manieri, scultore e architetto tra i più significativi del barocco: nel primo ordine a destra S.Angelo e il profeta Eliseo, a sinistra S.Alberto e il profeta Elia, nel secondo ordine a destra S.Maddalena De’ Pazzi e a sinistra S.Teresa D’Avila.
L’interno è ad unica navata con breve transetto e profondo presbiterio. Ardito e originale, presenta un’insolita variazione della pianta a croce latina, in cui il progettista addolcisce il rigore geometrico dell’involucro murario, dando alle pareti interne della navata una morbida concavità, entro cui si dispongono ad ellisse le sei cappelle.
La copertura della navata ha un controsoffitto a lacunari lignei intagliati e dorati, mentre il presbiterio è coperto con volta lunettata. All’incrocio con il transetto si erge la cupola costolonata con lanterna, impostata su un tamburo circolare, che immette la luce nel tempio da otto finestre.
L’interno accoglie quattordici altari barocchi, di cui quelli del transetto furono disegnati da Giuseppe Cino mentre quelli della navata e l’altare maggiore, spazialmente più articolati, sono di Mauro Manieri, che li realizzò dal 1731 al 1737.
Da non perdere
Sul primo altare a sinistra, si può ammirare l’altorilievo in terracotta argentata con elementi in cartapesta raffigurante “San Michele Arcangelo”, modellato da Mauro Manieri.
Nel transetto a sinistra, nell’altare della Purificazione della Vergine, in alto l’antica statua lignea della “Vergine del Carmelo”.
Nel transetto a destra, nell’altare di San Francesco di Paola, la statua in cartapesta del Santo di Antonio Maccagnani (1856), realizzata per i padri Paolotti che, soppressi i Carmelitani, officiarono la chiesa fino al 1866.
Tra le opere provenienti dalla chiesa cinquecentesca, nel presbiterio dietro l’altare maggiore, vi sono le tele esposte del pittore napoletano Paolo Finoglio, che dal 1615 diffuse nel Salento lo stile del Caravaggio e la statua lignea del “Cristo legato alla colonna”, capolavoro di Vespasiano Genuino (1618), come pure la tela dell’ “Annunciazione della Vergine” di Serafino Elmo.
La tavola veneziana della “Vergine del Carmine”, risalente ai primi anni in cui i padri Carmelitani arrivarono a Lecce, è esposta nel Museo Provinciale S. Castromediano
Curiosità & aneddoti
Sul portale vi è lo stemma dell’ordine dei Carmelitani, con inciso il monte Carmelo, sovrastato da tre stelle che simboleggiano la Vergine Maria e i profeti Elia ed Eliseo.
Il profilo del complesso monastico del Carmine, con la sequenza Torre campanaria-Cupola-Chiesa, definisce un suggestivo scorcio prospettico lungo il confine meridionale della città storica (ora apprezzabile da viale Gallipoli). Questa veduta ispirò il pittore-architetto francese Louis Jean Desprez (1743-1804), che lo ha rappresentato in un suggestivo disegno acquerellato.
Prezzi e orari
Immagini e video
Come raggiungerci
Informazioni aggiuntive