Chiesa di San Giovanni Battista o del Rosario
In prossimità di Porta Rudiae, la sequenza di architetture del famoso architetto Giuseppe Zimbalo si conclude con la chiesa di S.Giovanni Battista, esuberante traguardo del suo percorso artistico, ma anche gloriosa conclusione della sua lunga vita.
Il sito su cui sorge la chiesa (antica isola del Paradiso) è tra i più belli della città storica, per la sua particolare configurazione spaziale, densa di monumenti che si presentano uno accanto all’altro secondo diversi orientamenti, allestendo uno scenografico teatro di pietra.
La chiesa sorge sulle rovine dell’antico tempio dedicato a S.Giovanni Battista, fatto costruire dal ricchissimo imprenditore leccese Giovanni d’Aymo nel 1388, unitamente all’adiacente convento dei frati predicatori Domenicani, che l’abitarono per oltre cinque secoli.
Furono loro a scegliere, per la ricostruzione della chiesa seicentesca, il patriarca dell’architettura barocca Giuseppe Zimbalo, che si dedicò a questa grande impresa fino alla sua morte (1710), ivi profondendo un mistico desiderio di monumentalità e gli eccessi del suo gusto artistico.la via per
La facciata è a due ordini, separati da un’alta trabeazione, sormontata da una lunga balaustra, su cui sono appoggiati putti che cavalcano le sfere, simili a quelli posti sulla balaustra di S.Croce. Nel primo ordine, due grosse colonne scanalate “a spirale”, inquadrano il portale, sul quale trovano posto lo stemma dei padri Domenicani e la statua del fondatore San Domenico di Guzmán. Nel secondo ordine la decorazione diventa più aggressiva, dominata da esuberanti “trionfi” di fiori, che inquadrano l’arco della loggia, dalla quale si affaccia la statua della Vergine. Il fastigio spezzato, che accoglie pinnacoli e statue slanciate, conclude solennemente il percorso ascensionale.
L’interno, è a croce greca di ampie proporzioni, che esprime al meglio la mistica volontà di elevazione verso il cielo. I quattro bracci della croce circoscrivono al centro un perimetro ottagono, coperto da un tetto a capriate lignee, realizzato al posto della cupola che, secondo i disegni di Giuseppe Zimbalo, avrebbe dovuto magnificare la chiesa.
Articolato in due ordini, è scandito da paraste, con capricciosi capitelli a volute accartocciate, facenti parte delle bizzarrie decorative del tempo. Accoglie ben tredici altari, stracolmi di decorazioni ed impreziositi da colonne tortili, numerosissime statue di santi e pregevoli tele.
Nel 1821 la Congregazione del Rosario subentrò ai Padri Domenicani, da qui la denominazione di chiesa del Rosario, elevata nel 1914 a sede parrocchiale e nel 1948 a Basilica minore.
Da non perdere
L’ampio presbiterio accoglie l'altare maggiore in pietra leccese e numerosi dipinti, tra cui la pala d’altare “La Predicazione del Battista”, attribuita al salentino Oronzo Letizia.
Sul braccio destro spicca l’altare in pietra leccese del “Crocifisso”, tripudio di ornamentazione plastica, con tre colonne tortili, i cui basamenti sono adornati da una profusione di intagli figurati.
Di particolare bellezza il pulpito, dal quale i Domenicani esercitavano l’arte della predicazione e sulla quale è finemente cesellata la visione dell’Apocalisse. E’ l’unico esempio in città di pulpito realizzato in pietra leccese.
Sul retroprospetto vi è il monumento funebre di Antonio De Ferrariis detto ”il Galateo”, il più grande umanista di Puglia, di cui si riporta il contenuto di questa iscrizione “Quel Galateo che conobbe le arti mediche e le stelle del cielo, giace sepolto in questo luogo. Egli che concepì nella mente l’Olimpo, il cielo e la terra, osservate, o mortali, quale piccola tomba lo contiene”.
Curiosità & aneddoti
La singolarità di questa chiesa è data da alcuni particolari che la contraddistinguono:
→ è l’unica chiesa in città con pianta a croce greca, in cui navata e transetto si intersecano formando quattro bracci di eguale misura. Tra i pochi esempi in Italia, il più famoso è la Basilica di San Marco a Venezia.
→ la facciata è affiancata da due alti piedistalli, sui quali sono scolpite le visioni del profeta Ezechiele. Su uno di essi è appoggiata la statua di San Tommaso d'Aquino.
Via Giuseppe Libertini da alcuni studiosi è stata denominata “il Museo di Giuseppe Zimbalo”, per le sue numerose architetture che vi sono esposte. Dopo la Cattedrale e il Campanile in piazza Duomo, proseguono allineate sul lato sinistro della via: la chiesa di S.Teresa (1627), la chiesa di S.Anna (1684) e la chiesa del Rosario (1691).
Nella chiesa di S.Giovanni Battista, suo ultimo lavoro e suo ultimo cantiere, il novantenne Giuseppe Zimbalo dispose di trovare sepoltura.
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