Chiesa di San Giovanni Evangelista
Sul fondo della corte Conte Accardo, ai margini della città storica, un complesso conventuale tra i più antichi della città irradia, oltre le sue possenti mura claustrali, fervore religioso e laboriosità: il monastero delle Suore Benedettine e la chiesa di S.Giovanni Evangelista.
Se Agnese e Guimarca Accardo, le prime due abadesse del monastero benedettino, potessero vedere non crederebbero ai loro occhi: il loro monastero, dopo nove secoli densi di avvicendamenti, è ancora centro pulsante di vita religiosa e scrigno prezioso di arte e di storia.
Fece una scelta felice il conte normanno Accardo II quando nel 1133 fondò il monastero e decise di affidarlo ad una comunità religiosa che, con la sua tenacia, sarebbe riuscita a conservare nei secoli questo irremovibile “baluardo di spiritualità”.
Una comunità che ha vissuto periodi di sviluppo e momenti difficili, come quello del 1866 quando, con la definitiva soppressione degli Ordini religiosi, ne fu ordinata l’estinzione. Si racconta che le suore la evitarono con arguzia, fingendo di dover rientrare ogni giorno nel monastero per assistere le consorelle più anziane.
Contraddistinto da un profilo di nobiltà, il monastero accoglieva religiose ed educande figlie del patriziato salentino, che godevano all’interno del monastero di una vita agiata, avendo a disposizione una piccola suite con orto e oratorio privato.
Della prima fulgida fase di vita del monastero sono rimasti preziosi documenti conservati nel suo inesplorato archivio, mentre le costruzioni sono state costantemente manutenute e rinnovate, garantendo la permanenza della comunità religiosa.
La Chiesa, riedificata nei primi anni del 1600, si presenta con una semplice facciata a spioventi priva di orpelli. L’unica presenza ornamentale, tra i due finestroni, è una nicchia centrale dalla quale il fondatore dell’Ordine San Benedetto da Norcia infonde la sua presenza spirituale.
Un po’ arretrato sulla sinistra, vi è il Campanile, ricostruito nel corso del 1500. A pianta quadrangolare, è contraddistinto da una sequenza di archetti pensili su “peducci”. La sua funzione nel corso del Medioevo era stata anche quella di “caposaldo” delle Mura cittadine, delle quali le Benedettine ne furono custodi, curandone la manutenzione per un lungo tratto.
L'interno della Chiesa è il fulcro della vita del monastero. Ad un’unica navata e a croce latina, si presenta delizioso nella sobria sfarzosità ed eleganza dell’ambiente. Qui lo sguardo si perde in uno spazio di mistica devozione, raccolto tra lo splendido controsoffitto ligneo intagliato “a lacunari” e il pavimento a “riggiole” maiolicate.
Rifulgenti d’oro con colonne tortili sono i sette altari barocchi. Splendide le grate, il cui motivo ornamentale si ripete nella balconata della cantoria, che celano il matroneo che perimetra la chiesa.
Oggi nel complesso monastico, luogo riservato alla meditazione, ferve la vita operosa di una comunità che “guarda oltre le grate”, confrontandosi con il mondo esterno, tramite iniziative di dialogo e scambio culturale.
Da non perdere
Nella chiesa, lo sguardo si sofferma verso le meravigliose sculture in legno policromo dell’artista napoletano Nicola Fumo:
→ S.Giovanni Evangelista → S.Benedetto → la gemella S.Scolastica, con un angelo che le porge la mitra vescovile, simbolo dell’autorità dell’abatessa.
…. e non meno verso le tele settecentesche “L’Ascensione” e “La Natività” di Serafino Elmo, nei due altari del transetto.
Nel Museo Benedettino il visitatore può ammirare il “Tesoro” del monastero, costituito da quadri, sacri arredi, paramenti d’altare con merletti filettati all’uncinetto.
Per chi volesse vedere l’unico relitto trecentesco dell’originario apparato ornamentale: il “Polittico della Vergine col Bambino e Santi” attribuito a Lorenzo Veneziano, lo troverà nel Museo Provinciale Sigismondo Castromediano.
Curiosità & aneddoti
La vita claustrale iniziava con i riti liturgici della “velazione” e “consacrazione” in cui l’aspirante cambiava nome e riceveva un secondo battesimo. Nel 1700 questo rito solenne si trasformò in una festa cittadina. Le “velate”, circondate da dame, cavalieri e soldati in alta uniforme partecipavano ad una processione per le vie della città per poi giungere in monastero, tra musica e mortaretti, accompagnate dal vescovo e dal popolo.
Uno speciale prodotto alimentare artigianale ha reso famose le Benedettine di Lecce, che dal 1700, in occasione delle festività di Pasqua e Natale, producono dolci a forma di “agnelli e pesci” di pasta di mandorla, simbolo di cristianità. Sono espressione di una tradizione ostinatamente custodita, che narra della solare terra salentina, dove ai primi tepori di primavera fioriscono i mandorli.
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