Chiesa di Santa Chiara

Questo gioiello, prima delle Clarisse e poi del Barocco, esibisce la sua armoniosa ma incompiuta facciata su piazzetta Vittorio Emanuele II, meglio conosciuta come piazzetta S.Chiara, oggi cuore pulsante della movida cittadina. 

La chiesa fu edificata in età barocca per volontà dell’ordine religioso delle Clarisse, fondato da S.Francesco d’Assisi e da S.Chiara, sui resti della precedente chiesa annessa al convento, in cui le claustrali dimoravano sin dai primi anni del 1400. I lavori, iniziati nel 1687, terminarono nel 1691, come attestato nell’epigrafe nel cartiglio, retto da un puttino, posto sulla finestra del secondo ordine della facciata.

Il progetto, tradizionalmente assegnato all’architetto Giuseppe Cino, è stato attribuito all’architetto Giovanni Andrea Larducci di Salò, che probabilmente aveva disegnato la chiesa poco prima della sua morte, avvenuta nel 1685. 

La facciata, articolata in due ordini, benché sia rimasta priva del fastigio, ha un’armonia compositiva e un equilibrato ritmo di scansioni, dato da colonne e paraste e da una possente trabeazione. Il primo ordine, leggermente convesso, ha un portale sormontato dallo stemma francescano e nicchie vuote. Il secondo ordine ha una finestra centrale e nicchie laterali inquadrate da paraste scanalate. Una ricca decorazione plastica raccorda il tutto con un chiaro intento scenografico, conferendo alla facciata efficaci effetti chiaroscurali.  

L’interno del tempio ha forma ottagonale allungata, con un profondo presbiterio in cui troneggia l’altare della Santa titolare. Sulle pareti, paraste corinzie inquadrano tre cappelle per lato, con altari pieni di ornamenti rifulgenti di oro zecchino, che rappresentano le più alte espressioni del barocco leccese. Gli effetti particolari di luce che si propagano nell’ambiente forse rimandano al luccicore sacrale dell’altare “tutto in oro di bellissima fattura” della chiesa quattrocentesca, evocato da Cesare Infantino nel 1634.

Sopra le cappelle si dischiudono le grate dei “coretti, dalle quali le claustrali seguivano le funzioni religiose senza essere viste.    

Il Convento, annesso alla chiesa, sorto nel 1410 sulle rovine del Teatro romano, fu casa delle Clarisse per oltre quattro secoli. La sua costruzione fu sostenuta da Tommaso Ammirato, religioso dei Padri Francescani, divenuto vescovo della città nel 1429. 

La costruzione che oggi permane non è più quella di età medioevale. La fabbrica fu profondamente rimaneggiata nel secolo XIX dall’architetto gesuita Giovanni Battista Jazzeolla, al quale si attribuiscono anche i rifacimenti del  Collegio del Gesù e del Convitto Palmieri. 

Dopo la soppressione dell’ordine religioso nel 1866, le Clarisse furono accolte nel convento delle Benedettine, dove trasferirono anche i loro tesori (quadri e pergamene d’archivio). La fabbrica religiosa, confiscata dallo Stato, divenne sede di istituzioni statali. Acquisito al patrimonio del Comune di Lecce, l’immobile è ora sede prestigiosa del Museo storico della città (MUST), che espone importanti testimonianze della storia cittadina.  

Da non perdere

Mentre all’esterno nicchie e piedistalli sono privi di opere scultoree, l’aula è contraddistinta dalla presenza di preziose statue. Quelle in legno sugli altari laterali sono capolavori del seicento napoletano, realizzate da Gaetano Patalano (Immacolata, S.Gaetano da Thiene, S.Francesco Saverio) e Nicola Fumo (S.Francesco d’Assisi, San Pietro d’Alcantara, S.Antonio di Padova). 

Sull’altare maggiore è possibile ammirare la statua in legno di S.Chiara splendidamente colorata ma meno teatrale e un po’ arcaica, proveniente dall’arredo della chiesa quattrocentesca.

Tra le finestre del secondo ordine quattro statue in pietra dominano la scena: sono le sante della famiglia di S.Chiara, la madre Hortulana, Agnese, Beatrice e Amata.

Il controsoffitto, oltre ad essere un rarissimo esempio di copertura realizzata interamente in cartapesta, è anche il più grande in Italia. Ultimato nel 1738, fu ideato dall’architetto leccese Mauro Manieri, che diede propulsione in città all’arte della cartapesta.                   

Curiosità & aneddoti

Il controsoffitto è il risultato di un lavoro di gruppo, costituito da moduli di piccole dimensioni realizzati da diversi artigiani ed assemblati su una intelaiatura in legno, fino a coprire l’intera navata. La sua realizzazione impegnò molte botteghe, probabilmente sorte in adiacenza alla chiesa e non è un caso che la piccola stradina sul lato sinistro della chiesa abbia preso il nome di Via Arte della Cartapesta.

Alla famiglia degli Ammirati apparteneva anche il famoso letterato leccese Scipione Ammirato, attivo nella seconda metà del 1500. Collaborò alla stampa dell’Orlando Furioso inserendo in prefazione “Gli argomenti” in rima e incentivò la cultura a Lecce con la fondazione nel 1559 dell’Accademia dei Trasformati. La famiglia ha dato il nome a “via degli Ammirati”, su cui si affaccia il prospetto del convento. 

  • Prezzi e orari

  • Immagini e video

  • Come raggiungerci

  • Informazioni aggiuntive