Chiesa di Santa Maria della Grazia
Tra le cortine murarie dei palazzi che cingono a sud piazza S.Oronzo spicca, dall’alto del piedistallo del suo sagrato, la chiesa di S.Maria della Grazia, emblema religioso della piazza civica, un tempo fronteggiata da pittoresche botteghe e ora dai resti austeri dell’Anfiteatro Romano.
Nello stesso periodo in cui prendeva forma la chiesa di S.Irene, l’architetto teatino Michele Coluccio da Rossano Veneto ebbe l’incarico di progettare un sacro edificio nell’antica piazza civica dei Mercadanti, ai tempi in cui l’Anfiteatro romano era ancora sepolto.
La costruzione iniziò nel 1595, ma dalla parte posteriore del presbiterio. La presenza di alcune botteghe impedivano la realizzazione della facciata, che era stata disegnata da Padre Coluccio di “splendida forma” per esibirla come emblema religioso nella piazza civica.
I lavori proseguirono grazie all’intervento del vescovo Scipione Spina, il quale “espropriò” le botteghe consentendo, presumibilmente a fine secolo, il completamento di quella che diventerà una delle chiese più belle e importanti della città.
La facciata, composta e slanciata, ha un impianto compositivo di ispirazione classica, certamente influenzato dai canoni dell’architettura romana sviluppati a seguito del Concilio di Trento.
Sulla superficie, scandita da colonne e paraste scanalate corinzie, domina il grande timpano ad arco che conferisce un forte risalto chiaroscurale alla partitura centrale, sul cui portale è impressa l’immagine della “Vergine col Bambino” attorniata da angioletti. Nelle nicchie laterali vigilano i due Apostoli Pietro e Paolo. Nell'ordine superiore due colonne e un timpano spezzato inquadrano un’ampia finestra delimitata da una balaustra. In alto sul fastigio domina la statua della Vergine, cui la chiesa è dedicata. I capitelli sono collegati tra loro da decorazioni “a festoni”, probabile iniziativa delle maestranze che, nelle fabbriche barocche, inserivano decorazioni suggerite dalla loro creatività.
L’interno, a croce latina, ha un’aula vasta coperta da un controsoffitto in noce a lacunari cruciformi ed ha, come sul prospetto esterno, le pareti scandite da paraste scanalate con capitelli corinzi, interrotte sui due ordini da un cornicione dentellato. Un tempo vi erano quattro altari nella navata e due nel transetto, ma tre di essi sono andati perduti, tra cui quello a sinistra del transetto, sostituito da un altare in marmo del 1927.
Da non perdere
Il controsoffitto, intagliato dal gallipolino Vespasiano Genuino, conteneva due suoi rilievi scultorei, che sono stati definiti tra le più alte espressioni dell’arte figurativa del tardo cinquecento: “La Vergine della Grazia” nella navata e “La Trinità che incorona la Vergine” nel transetto. Oggi queste opere, rimosse dal soffitto, sono riposte sul pavimento dietro una pannellatura.
Altra opera di Vespasiano Genuino è la scultura in legno del “Crocifisso” posta nell’altare a destra del transetto, espressione della religiosità “pietistica” in linea con i canoni della Controriforma.
Merita attenzione la tela dell’ “l'Assunta” del sacerdote leccese Oronzo Tiso nell’omonimo altare e l’affresco di età medioevale della “Vergine col Bambino”. Si presume sia quello rinvenuto nel 1585 che diede luogo alla costruzione della chiesa.
La grande tela al centro del presbiterio è la “Presentazione della Vergine al Tempio” proveniente dalla chiesa, non più esistente, di S.Maria del Tempio.
Nella navata a sinistra vi è la bella statua della Madonna Immacolata, che viene festeggiata solennemente l’8 dicembre di ogni anno.
Curiosità & aneddoti
La chiesa, elevata a sede parrocchiale nel 1606, fu dedicata alla Vergine Maria. Secondo un'antica leggenda, la Vergine apparve in sogno ad un giovane orefice, Francesco de Mariulis, per indicargli il luogo dove avrebbe trovato una lampada accesa. Il giovane al risveglio si recò nel luogo indicato, una cappella sconsacrata, dove trovò la lampada e il dipinto della Vergine. La cappella divenne così meta di pellegrinaggio e luogo di miracolose guarigioni.
L’edificazione della nuova chiesa fu possibile proprio grazie ai doni votivi dei fedeli.
Già dai primi del Seicento, l’intensa attività religiosa della Chiesa (venivano celebrate circa 20 messe al giorno) si contrapponeva alla frenesia dei mercanti che stazionavano nella piazza civica dei Mercadanti, affollata di compratori.
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