Chiesa di Sant'Antonio della Piazza

La chiesa tardobarocca di Sant’Antonio della Piazza, meglio nota con il nome di San Giuseppe, ha in realtà origini più antiche. Lo testimonia l’opera scultorea in pietra leccese che si intravede dietro un’ampia vetrata in via degli Acaya: è il grandioso portale da cui si accedeva all’originaria chiesa cinquecentesca.

Giangiacomo dell’Acaya, ingegnere-architetto di fiducia della Corona spagnola, donò il suo maestoso palazzo sito nel centro della città ai Francescani Minori Osservanti, i quali in tal luogo nel 1584 costruirono il loro convento e la loro chiesa, intitolandola a S.Antonio da Padova. 

Il Santo veniva festeggiato solennemente il 13 giugno di ogni anno tra musiche, drappi e fuochi d’artificio, finchè il giorno della festa del 1656 chiesa e convento si bruciarono in un incendio. 

Dovendo procedere alla ricostruzione, nel 1765 i Francescani diedero l’incarico al Padre francescano architetto Celestino Regina, il quale apportò molte variazioni alla chiesa originaria, stravolgendone l’impianto originario: l’originaria navata divenne transetto e la facciata principale fu traslata da via dell’Acaya su via Ludovico Maremonte.

Tale facciata, a due ordini, è scandita da quattro paraste che la dividono in tre riquadri e da un cornicione aggettante che si incurva in corrispondenza del portale.  Due nicchie nell’ordine inferiore ospitano le statue di Sant'Antonio da Padova e di San Giovanni da Capistrano. L'ordine superiore, semplice nelle linee decorative, accoglie al centro un'ampia finestra.

Su via dell’Acaya la chiesa si presenta con un avancorpo murario ad un solo piano, sul quale si apre un portale tardo-barocco. Durante recenti lavori di restauro, su questa cortina muraria settecentesca, è stato effettuato un taglio per inserire un’enorme vetrata. Questa ardita operazione chirurgica ha consentito di svelare ciò che Padre Celestino Regina aveva obliterato: il portale principale della chiesa cinquecentesca, delimitato da splendide colonne binate scanalate e adornato con una ricchissima ornamentazione plastica. 

L'interno, a croce latina, presenta una navata scandita da alte paraste corinzie, che delimitano cinque cappelle intercomunicanti, introdotte da archi a tutto sesto. Molto profondi sono il transetto (che occupa l’area della navata della precedente chiesa) e il presbiterio. 

Dell'arredo tardocinquecentesco rimangono il coro ligneo (che per Cesare Infantino era uno “dei più belli che si possono vedere nel Regno, con intarsi e statue di santi toccati d’oro”), la cantoria e l’organo dorato, posti nel presbiterio dietro l’altare. Tra i dipinti rimangono le tele poste nel transetto di “S.Giuseppe nella bottega, con la Vergine e il Bambino” (1584), attribuita a Giandomenico Catalano “La Circoncisione di Gesù”, opera del pittore veneto Jacopo Palma il Giovane. La statua in pietra di “San Rocco”(1566) posta nel retrospetto è  attribuita a Gabriele Riccardi.

La comunità francescana, a seguito delle soppressioni napoleoniche, nel 1812 dovette abbandonare il convento, il quale fu adibito a caserma, mentre il chiostro fu utilizzato quale sede del mercato della carne e del pesce. Nel 1937 in età fascista, l’esteso convento fu abbattuto per realizzare il palazzo, di chiara impronta razionalista, attualmente esistente (palazzo della Previdenza Sociale).

Da non perdere

Gli altari settecenteschi dei due santi principali si trovano del transetto: 

→ a destra l’altare di San Giuseppe, attribuito a Emanuele Manieri, adorno della cinquecentesca statua lignea del santo e in alto della tela della “Vergine Annunziata”, attribuita a Oronzo Tiso;

→ a sinistra l’altare di Sant'Antonio da Padova (1737), in pietra leccese con superbe colonne tortili, che si impone per ricchezza decorativa e dimensioni, con l’antica statua del santo (1569). Ad esso si affiancano l’altare di S.Rita da Cascia e quello di S,Francesco da Paola, che accoglie la statua cinquecentesca del santo.

 Nel presbiterio, la cui copertura è affrescata da Carmine Palmieri, troneggia l’imponente altare maggiore in marmo, opera di Eugenio Maccagnani (1923). 

Curiosità & aneddoti

Alla chiesa fu dato il nome di Sant’Antonio della Piazza per non confonderla con la chiesa di Sant’Antonio fuori le mura, cosi intitolata dai Francescani Minori quando nel 1812 si trasferirono nella chiesa di S.Maria di Ognibene.

La chiesa è nota con il nome di S.Giuseppe, perché è officiata dall’omonima Confraternita, la più antica della città, che già nel 1585 aveva nella chiesa cinquecentesca una cappella intitolata al Santo, eretta dai laici “legnaiuoli”, quale luogo di devozione, a pochi passi dalle botteghe di falegnami nella limitrofa piazza dei mercanti.

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