Cimitero monumentale
Dopo aver percorso il rettilineo viale “dei cipressi” che conduce al piazzale del cimitero, sul fianco della chiesa dei Santi Niccolò e Cataldo si apre l’ingresso al Cimitero monumentale, luogo mistico e suggestivo che esibisce, in un’aurea di sacralità, l’apoteosi della bellezza e della versatilità della pietra leccese.
Ma il Cimitero monumentale di Lecce non è solo un mirabile insieme di architetture di pietra: è un luogo identitario, che racchiude entro il suo recinto una sintesi creativa di storia, arte e cultura cittadina.
Il primo gennaio 1845, mentre si andava configurando nelle aree fuori la cinta muraria, la “nuova” Lecce ottocentesca, fu aperto e consacrato questo speciale “giardino funebre”, dove la pietra leccese si presenta in una “sarabanda di forme”, conferendo allo spazio sacro caratteristiche di pregio e monumentalità. Già alla fine dell’Ottocento l’area assegnata, in cui avevano trovato posto oltre 600 tombe, non era più sufficiente, tanto che si dovette procedere ad un ampliamento con la creazione di un più esteso recinto.
Varcato il cancello d’ingresso in ferro battuto, è coinvolgente la passeggiata in questo splendido giardino della memoria. La maggior parte delle sepolture sono poste in cappelle gentilizie e mausolei in pietra leccese, ma vi sono anche lapidi e tombe interrate coperte da semplici lastroni di pietra, il tutto disposto in modo” informale” senza un ordine precostituito.
Le tombe fuori terra, raggiungibili tramite un labirinto di vialetti tortuosi, compaiono con differenti scorci prospettici tra le essenze vegetali (cipressi, oleandri, abeti, palme, eucalipti ed altre essenze), e la percezione d’insieme è di “affollata”, confusa ed autentica bellezza.
L'eclettismo stilistico dell’architettura civile leccese tra Otto e Novecento caratterizza anche l’architettura funeraria. Le cappelle gentilizie richiamano e reinterpretano con le loro forme e i loro ornamenti i più svariati stili architettonici (romanici, gotici, barocchi e perfino egizi) con un ricco repertorio decorativo, atto a celebrare le virtù e rendere imperitura la memoria dei committenti altoborghesi (archi, rosoni traforati, colonne tortili, statue, vetrate policrome e bassorilievi).
Molte architetture, in un desiderio di solenne monumentalità, richiamano lo stile classico, con chiaro riferimento alla tomba-monumento dell’età greca e romana, altre sembrano rievocare i grandi propilei d’ingresso all’area cimiteriale con prospetto su via S.Nicola.
Non di rado si presentano emblematici elementi decorativi, quali pinnacoli, guglie, piramidi e la tomba mastaba, a tronco di piramide, che richiamano l’arte funeraria egizia. Altre cappelle sono invece legate allo stile liberty e all’art nouveau, utilizzando anche materiali diversi della pietra leccese (ceramica, ferro battuto, rame e composti cementizi) in un gioco creativo di forme e di colori.
Da non perdere
Proprio all’ingresso del giardino monumentale si possono ammirare, tra i sepolcri di personaggi famosi, quelli del tenore Tito Schipa (1888-1965), “l’usignolo di Lecce” e del poeta Vittorio Bodini (1914-1970), cantore del Sud e delle sue contraddizioni.
La visita al cimitero monumentale si accompagna a quella all’adiacente Chiesa dei Santi Niccolò e Cataldo, capolavoro indiscusso dell’arte romanica pugliese ristrutturata in età barocca e al rinascimentale ex Monastero degli Olivetani, ora sede universitaria.
Curiosità & aneddoti
Nel Cimitero di Lecce si distinguono tre zone: "il Giardino funebre", "il Campo Santo", "il Campo dei poveri". Le distinzioni sociali, presenti nelle dimore terrene dei vivi, si ripropongono in quelle dei morti: le cappelle gentilizie nel giardino monumentale sono la trasposizione dei palazzi gentilizi, le cappelle pluripiano della Confraternite (all’epoca definite “colombaio”) poste nel Campo Santo sono la trasposizione dei palazzi condominiali. La più semplice, ma non meno sacrale, sepoltura a terra è quella nel sempre fiorito “campo di pietà”, la dimora dei non abbienti.
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