Colonna di S.Oronzo

Testimone per oltre tre secoli di tanti avvenimenti cittadini, la colonna sormontata dalla statua di Sant’Oronzo benedicente, eretta nella piazza civica nel 1684,  simboleggia l’anima della città nelle sue espressioni più intime.

Dopo aver salvato nel 1656 Lecce e la Terra d’Otranto dalla peste dilagante, Sant’Oronzo fu nominato nuovo patrono della città, lasciando a S.Irene la protezione dalle insidie dei fulmini.

In città era nato un vero e proprio mito per il Santo tanto che, da poco ultimata la nuova Cattedrale che celebrava il nuovo patrono della città, la città volle erigere, quale ulteriore gesto di gratitudine nei suoi confronti, una colonna votiva.  Si decise per una statua di fattura veneziana, mentre per la colonna ci pensò la città di Brindisi che donò i rocchi e il capitello di una delle due colonne di età romana imperiale poste, al termine della via Appia, nel punto più alto antistante il porto di Brindisi. I resti della colonna crollati nel 1528 giacevano da più di un secolo in terra in stato di abbandono.

I lavori, voluti dall’intraprendente vescovo Luigi Pappacoda, furono eseguiti dall'architetto leccese Giuseppe Zimbalo, che rastremò i “rocchi” scheggiati in marmo della colonna romana, rimodellò il capitello con i simboli della cristianità  e realizzò un basamento in pietra leccese con balaustra e statue, il tutto secondo il linguaggio ornamentale barocco. 

Il 9 luglio 1684 la statua fu posizionata sopra la colonna nel cuore della piazza civica della città (allora denominata Piazza dei Mercanti), tra feste, musiche e scoppi di artiglierie. 

Ma ebbe breve durata: nel 1737, durante i festeggiamenti del Santo patrono, un fuoco di artificio “si infilzò” sotto il braccio della statua e la incendiò. Si dovette realizzare una nuova statua, sempre da artigiani veneziani. L’attuale, la cui altezza è di circa 5 metri, risale quindi al 1739. Rappresenta, come la precedente, un prototipo di arte povera: struttura interna in travoni di legno, rivestita all’esterno con innumerevoli lamiere di rame abilmente modellate. 

L’opera scultorea, facilmente deperibile se esposta all’azione disgregatrice degli agenti atmosferici, ha costretto il Comune di Lecce ad eseguire ripetuti interventi di restauro nel corso dell’Ottocento e del Novecento. 

Il restauro più recente, ultimato nel 2020, è stato eseguito  nell’atrio principale d’ingresso del Palazzo di Città in via Francesco Rubichi, consentendo anche ai visitatori di seguire le varie fasi di lavorazione. La statua restaurata ora si può ammirare da vicino in tutta la sua bellezza, nelle ore di apertura del Palazzo comunale.

Per preservare in un luogo coperto questo simulacro di altissimo valore simbolico, è attualmente in corso di realizzazione una copia in bronzo del tutto simile all’originale, che a breve sarà posta sopra la colonna. 

Da non perdere

La colonna, che oramai aveva perso il basamento barocco di Giuseppe Zimbalo, fu collocata nell’attuale sito dopo la seconda guerra mondiale, in occasione dei lavori di sistemazione urbanistica di piazza S.Oronzo. 

Sui lati del nuovo basamento in marmo si distinguono quattro epigrafi in latino. Tra queste, riportiamo quella che inneggia a  S.Oronzo: 

Al divo Oronzo primo cristiano primo vescovo primo martire di Lecce per avere allontanato dal patrio suolo e dall’intera regione salentina la peste che nell’anno 1655 desolò le Province d’Italia.  Questa colonna il clero il municipio il popolo leccese elevarono perche’ dall’alto di essa lo stesso divo Oronzo vegliasse a difesa dei suoi concittadini ed i posteri avessero un perenne ricordo della loro citta’ riconoscentissima per tanto beneficio ricevuto.”

Curiosità & aneddoti

Secondo la tradizione, Oronzo nacque a Rudiae 22 anni dopo la nascita di Cristo. Si convertì al cristianesimo insieme al nipote Fortunato per intercessione di S.Giusto, discepolo di San Paolo. Perseguitato per la sua fede fu decapitato il 26 agosto del 68 d.C. Il suo corpo ricomposto fu portato nella casa di campagna di una matrona leccese Petronilla, dove poi fu prima edificata una cappella e dopo  una chiesa: l’attuale chiesa di S.Oronzo fuori le Mura.  

La decisione nel 1657 del sindaco di Brindisi di donare a Lecce i rocchi della colonna romana provocò la ribellione della popolazione, tanto da costringere il viceré di Napoli a pronunciarsi per decreto in favore dello spostamento a Lecce, che avvenne nottetempo, per evitare tafferugli. 

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