Ex Convento dei Domenicani

A ridosso di Porta Rudiae, limite ad occidente della città storica, il Convento dei Padri Domenicani chiude la sequenza dei grandi complessi religiosi che si susseguono su via Vittorio Emanuele e su via Giuseppe Libertini.

L’armonia compositiva della sua facciata contribuisce a creare uno spazio urbano di particolare pregio, in cui mirabili architetture di epoche diverse si interfacciano con particolare gusto scenico.                                

Un tempo annesso alla limitrofa chiesa di S.Giovanni Battista, l’edificio che oggi vediamo è la ricostruzione settecentesca del convento di età medievale, voluto nel 1388 dal ricco benefattore Giovanni D’Aymo ed affidato ai Padri  Domenicani, che vissero in questo luogo per circa cinque secoli, fino alla loro soppressione.  

Ai Padri Domenicani fino al 1514 fu affidata anche l’esclusiva amministrazione dell’antistante Ospedale (poi denominato dello Spirito Santo) e di due monasteri di claustrali domenicane in città. Nel loro convento, nel secolo XVII, fu anche trasferito, dalla città di Andria, il Centro di Studi filosofici e teologici dei Padri Predicatori.

Per la ricostruzione settecentesca del convento, che ai Domenicani risultava "umido ed oscuro", furono utilizzati i disegni della facciata e del chiostro dell’architetto Emanuele Manieri (1714-1780) che, ormai distante dal “virtuosismo” barocco, incentrava la sua attenzione, oltre che sul singolo edificio, sul suo organico raccordo alla maglia strutturale della città. la via per San Pietro in Lama. Il c

Per la facciata, che si doveva contrapporre architettonicamente all’antistante fabbrica cinquecentesca dell’Ospedale dello Spirito Santo, Emanuele Manieri adottò un “ordine gigante” di paraste lisce che, attraversando ininterrottamente il prospetto dal basamento al cornicione, conferisce ad esso monumentalità. Sulle due estremità della pagina muraria posizionò i portali di accesso al chiostro che, con un abile gioco di volute, si raccordano ai soprastanti balconi.  

Il chiostro, a pianta rettangolare, è delimitato sui quattro lati da un porticato, con archi a sesto leggermente acuto, sorretti da colonne, dietro i quali si susseguono armoniche volte “a crociera”. Al piano superiore si aprono le finestre, sormontate da un motivo decorativo ad oculo, elemento ricorrente nel repertorio ornamentale di Emanuele Manieri. Al centro si erge la “vera” di un pozzo.

Quando gli echi della Rivoluzione Francese giunsero anche nel meridione d’Italia, il periodo napoleonico portò nel 1806 alla soppressione e all’esproprio di quasi tutti i conventi dell’Ordine domenicano.

Nel 1812 l’ex convento divenne sede della Regia Manifattura dei Tabacchi, che comportò una serie di profonde trasformazioni alle strutture architettoniche. Dal 1975 accoglie l’Accademia delle Belle Arti che, frequentata da giovani studenti, ha dato dinamicità a quest’area della città.

Da non perdere

Gli ambienti al primo piano che si affacciano su via Libertini sono sede della Galleria d’arte dell’Accademia. 

Su due lati esterni il convento era delimitato dalle mura cinquecentesche di Giangiacomo dell’Acaya,   sui cui resti ora sorge un bellissimo giardino pensile.  

Il convento custodisce alcuni reperti delle origini trecentesche del complesso monumentale, che originariamente era in stile gotico, come rivelano alcune arcate ogivali.  Negli ambienti interni vi è un affresco del 1400, raffigurante Santa Caterina da Siena che riceve le stimmate.

Curiosità & aneddoti

Il convento dei Domenicani “di dentro” è così definito per non confonderlo con l’omonimo convento dei Domenicani “fuori le Mura”, posto all’inizio di via S.Pietro in Lama, oggi struttura privata. C

L'ordine dei Domenicani fu fondato agli inizi del XIII secolo, ad opera dello spagnolo Domenico di Guzmán, con il fine di contrastare le dottrine eretiche, attraverso la predicazione e l'esempio di una severa ascesi personale, vivendo in povertà mendicità.

“Vivere la comunità e abitare in città”. Questa era l’idea del fondatore per i suoi frati predicatori, che si spinsero nell’area salentina per contrastare la diffusione di una “grecità” culturale, data dalla forte influenza di Bisanzio.

  • Immagini e video

  • Come raggiungerci

  • Informazioni aggiuntive