Ex Monastero degli Olivetani di Lecce

Alle porte della città, il complesso monumentale degli Olivetani ne anticipa le bellezze artistiche, esibendosi nella sacralità dell’area cimiteriale come luogo mistico e solenne e nei suoi spazi interni come cuore pulsante di vita universitaria.  

A distanza di oltre 500 anni, il continuo andirivieni di studenti, docenti e ricercatori si è sostituito alla solitudine claustrale della comunità monastica dei Padri Olivetani, che in quel luogo appartato avevano scelto vivere la loro spiritualità.

L’antico monastero più che un luogo appartato era un sito strategico, attestato sul tracciato della via Appia-Traiana, scelto nel secolo XII da Tancredi d'Altavilla, ultimo conte normanno di Lecce, per edificare un sontuoso complesso religioso, destinandolo all’Ordine dei Benedettini.

L’abbazia suscitò sin dall’inizio stupore per la sua magnificenza e la chiesa, dedicata ai SS.Niccolò e Cataldo, raggiunse ”il più alto livello” tra le architetture medioevali in Terra d’Otranto.

Nel 1494 sopraggiunsero gli Olivetani (Benedettini di Monte Oliveto), che sostituirono la preesistente comunità, ormai in estinzione. Mentre la chiesa fu conservata ed arricchita, il convento fu ricostruito in forme maestose, “con due sontuosissimi chiostri, fabbricati con grandissima spesa” tra il 1544 e il 1546 dall’architetto Gabriele Riccardi.

Articolato in due piani, è contraddistinto da due chiostri, uno quadrato e l’altro rettangolare, entrambi perimetrati da un elegante porticato, con archi lievemente acuti, sorretti da numerossime colonne binate a fusto liscio. Sul lato settentrionale, gli ambienti del piano primo di quelle che un tempo furono le celle dei monaci.

Nel XVIII secolo gli Olivetani modificarono la costruzione con la realizzazione di una rappresentativa scalinata verso il piano primo, il ridisegno della facciata esterna e la trasformazione della terrazza in un bellissimo “belvedere”, perimetrandola con una balaustra in pietra leccese, adornata con mascheroni e ricercati motivi ornamentali.

Con la soppressione degli Ordini religiosi nel 1807, il monastero accolse il “Reale collegio educativo San Giuseppe”, il più importante istituto di studi superiori creato dai governanti francesi. Passato nella disponibilità del Comune di Lecce, fu utilizzato prima come sede di uffici pubblici e poi nel 1870 come ospizio di mendicità.

Caduto in uno stato di oblio, dopo un importante intervento di restauro eseguito dall’Università del Salento, dal 1994 ospita il Dipartimento di Storia, Società e Studi sull’Uomo e il Dipartimento di Conservazione Beni Culturali.

Per aumentare l’attrattività del luogo a scopo turistico, l’Università insieme al FAI, che gestisce la chiesa di SS.Niccolò e Cataldo, organizzano visite guidate alla scoperta del monastero e della sua storia.

Da non perdere

Nel chiostro sul fianco destro della chiesa è ubicato il pozzo, celebre sia per il baldacchino in pietra leccese che lo delimita, sia per la presenza di un sottostante ipogeo profondo circa 20 metri, con un’enorme cisterna per la raccolta delle acque, un tempo utilizzato come “ninfeo” dalla comunità monastica.

Il pozzo, attribuito all’architetto Cesare Penna, fu realizzato intorno al 1634. Le quattro colonne tortili sorreggono una cupola ottagonale, simbolo della volta celeste, sulla cui sommità si erge la mitra, talora indossata anche dall’abate. I piedistalli delle colonne sono decorati con un vero e proprio “ciclo” di sculture, che simboleggiano l’acqua: Nettuno che cavalca un delfino, Tritone che soffia nella buccina (antico strumento musicale a fiato), Galatea in un carro a forma di conchiglia, Arione con la cetra, un putto che cavalca un festone.

Sul braccio ad occidente del chiostro si apre il portale di accesso secondario alla chiesa, delimitato da tre fasce di finissime decorazioni vegetali, che ancora espone nella lunetta l’affresco di San Nicola e l’originaria iscrizione latina, che ricorda il nobile Tancredi e l’anno 1180 di erezione del tempio.

Curiosità & aneddoti

Dall’alto della terrazza-belvedere, la vista verso il contesto ambientale è mozzafiato: il campaniletto “a vela” con la meridiana, la cupola della chiesa, gli armonici chiostri formano un insieme architettonico di originale suggestività. Sul fondo, oltre ai cipressi e all’agrumeto, si scorgono le sagome della città, su cui spicca inconfondibile il Campanile.

  • Immagini e video

  • Come raggiungerci