Ex Ospedale dello Spirito Santo e Chiesa dello Spirito Santo
Il complesso monumentale dello Spirito Santo esibisce la sua facciata su via Giuseppe Libertini, infondendo nello spazio urbano un’atmosfera di austera classicità che, mitigandosi con l’esuberanza delle antistanti facciate barocche, configura un affascinante scenario architettonico.
L’edificio sorge sull’asse privilegiato della città romana (decumanus maximus) e in prossimità di un importante crocevia della città medioevale (l’Incrocata), dove Giovanni D’Aymo nel 1388 fece costruire la chiesa di S.Giovanni Battista e il convento dei Domenicani. Le donazioni del facoltoso imprenditore consentirono anche la costruzione dell’antistante Ospedale, la cui gestione amministrativa e spirituale fu affidata agli stessi Padri Domenicani.
Il palazzo che oggi vediamo risale al secolo XVI, epoca in cui nella gestione dell’Ospedale subentrò la civica Amministrazione, affiancando i frati predicatori che si dedicarono prevalentemente alla cura spirituale degli infermi e alla celebrazione delle Messe.
L’incarico per la ricostruzione del nuovo ospedale, idoneo a soddisfare i bisogni della comunità, fu dato all’architetto-ingegnere di fiducia della corona madrilena, Gian Giacomo dell’Acaya, che a Lecce era impegnato come amministratore (Rettore) dello stesso ospedale.
L’ingegnere del Regno espresse il suo talento in campo militare, fortificando il Castello e la Cinta muraria, ma anche in campo civile, realizzando nel 1548 questa eccellente fabbrica rinascimentale, il cui aspetto è quello di una “gentile fortezza”, frutto di un’originale rielaborazione di modelli napoletani e romani.
La facciata, austera ma aggraziata, è divisa in due ordini da un’alta trabeazione. La scansione della pagina muraria è data da “paraste” scanalate abbinate, che definiscono riquadri a superficie liscia, su cui si aprono le finestre. Il primo ordine si distingue dal secondo per la presenza di un massiccio basamento bugnato, lavorazione speciale che si estende anche alle cornici dei due portali e delle finestre.
L’interno è costituito da numerosi ambienti, con affacci laterali sulle limitrofe via Galateo e via Adua. Grandi gallerie coperte con volta “a botte” lunettata costituivano le corsie ospedaliere (infermerie), disposte in asse con la chiesa, per consentire agli infermi di seguire dal proprio letto le funzioni religiose.
Oltre il maestoso portale, sormontato dallo stemma dell’Ospedale, si apre un cortile interno, in cui originariamente si aprivano botteghe e “spezierie” (le farmacie del tempo).
La chiesa dello Spirito Santo, annessa al complesso monumentale, è a pianta rettangolare e navata unica, scandita da paraste che inquadrano quattro arcate per lato, sotto le quali vi sono sei altari in pietra leccese. Molte componenti dell’apparato decorativo sono opera di Giuseppe Zimbalo, che ristrutturò la chiesa negli anni sessanta del 1600.
Nel 1898, a seguito del trasferimento del nosocomio in piazza Filippo Bottazzi, l’ex Ospedale fu dismesso, divenendo sede della Direzione Compartimentale Tabacchi e di una sala cinematografica. La chiesa sconsacrata fu degradata a deposito di semi.
Dal 2011 il bene monumentale, di proprietà del Demanio dello Stato, è oggi sede istituzionale della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio.
L’ex chiesa ospita mostre, eventi culturali e anche concerti, grazie al recupero dell’antica cantoria e dell'organo settecentesco di scuola napoletana.
Da non perdere
L’altare maggiore accoglie, dopo il restauro, la pregiata pala lignea della “Pentecoste” (1563 ca.) del pittore salentino, discepolo di Michelangelo, Gianserio Strafella, che raffigura la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli a Gerusalemme.
L’orologio posto sul portale di ingresso è uno dei quadranti dell’orologio inventato dal vescovo leccese Giuseppe Candido, L’orologio, alimentato a batteria, ricevette una menzione speciale all’Esposizione Universale di Parigi del 1867. Gli altri quadranti erano posizionati sulle facciate del Sedile, del Convento dei Celestini e del Convitto Palmieri. Questi orologi fino al 1937 rintoccavano le ore in sincronia, comandati da un unico pendolo meccanico.
Curiosità & aneddoti
Il rappresentativo scalone per il piano superiore è un’opera moderna, eseguita dall’ingegnere Pierluigi Nervi, nell'ambito degli ampliamenti effettuati nel XX secolo.
Giangiacomo Dell’Acaya, dopo tante energie spese per rendere la città più sicura e più bella, nel 1570 trascorse gli ultimi giorni della sua vita nelle oscure prigioni del Castello di Carlo V, a causa di un prestito incautamente elargito.
Dopo aver accolto per secoli infermi e bisognosi di ogni genere, l’ex Ospedale oggi esibisce la sua rinnovata bellezza, grazie alle cure di un accurato e rigoroso restauro.
Immagini e video
Come raggiungerci
Informazioni aggiuntive