Giardini pubblici Giuseppe Garibaldi (Villa Comunale)
Tra il cuore civile e il cuore commerciale della città, un particolare “crocevia” pedonale immerge il visitatore nei giardini pubblici Giuseppe Garibaldi, lussureggiante oasi verde, meglio nota come Villa Comunale.
Amata dai leccesi e meta di tanti visitatori conduce, con i suoi quattro accessi, in tutte le direzioni, mettendo a confronto il presente con il passato, la città storica con la città contemporanea.
Il giardino fu realizzato in età preunitaria (1830) con un impianto “a croce”, attraversato al suo interno da due nuovi assi stradali: l’asse rettilineo che doveva collegare la città entro le mura con la marina di S.Cataldo (denominato strada Cristina, ora via Imperatore Adriano) e il percorso obliquo dei viali alberati extramurali di passeggio, tracciati pochi anni prima.
Ancora oggi, nonostante le trasformazioni avvenute nel tempo, l’assetto del giardino gravita attorno al piazzale centrale, la cui funzione simbolica di “snodo” è ora sottolineata da un’edicola circolare in stile neoclassico, con cupoletta maiolicata verde smeraldo, che inquadra le diverse visuali prospettiche.
Il giardino occupa un’area pianeggiante di circa 34.000 metri quadrati ed è delimitato da una recinzione in muratura e sovrastante ringhiera in ferro. Articolato secondo gli schemi del giardino “all’italiana”, è costituito da aiuole regolari con rigogliose piantumazioni, le cui chiome ormai hanno preso il sopravvento sulla rigida geometria dell'impianto.
La composizione botanica è varia, con una predominanza di specie mediterranee come lecci, cipressi, pini d’Aleppo, viburni, allori, alberi di Giuda e melograni. Notevole è il numero di specie esotiche (Jacaranda mimosifolia, Cycas revoluta, Chorisia speciosa). Molti alberi hanno raggiunto dimensioni monumentali, tra cui le alte palme della specie Washingtonia robusta e le svettanti araucarie (Araucaria excelsa).
Nel corso del tempo, il giardino ha subito variazioni rispetto a quello originario progettato da Bernardino Bernardini e da Gaetano Stella, che avevano inserito anche una collinetta artificiale “a boschetto” e componenti meno geometriche, che si ispiravano ai giardini inglesi. Nel 1883 Cosimo De Giorgi intervenne con lavori di ristrutturazione che ne regolarizzarono l’impianto, rettificando la “croce” su assi perfettamente ortogonali.
Negli anni 2000 la villa è stata oggetto di ulteriori lavori di ristrutturazione, che tra l’altro hanno modificato la vasca d’acqua, posta tra i padiglioni in muratura in stile neoclassico, inserendo una fontana ornamentale e un ponticello.
Il giardino, arredato da panchine, aree giochi e spazi per l’intrattenimento, oggi non è solo luogo di riposo e di frescura, ma dell’effimero e della festa, accogliendo eventi musicali, feste, incontri culturali.
Da non perdere
Tra il 1886 e il 1889, su iniziativa di Cosimo De Giorgi, la Villa si trasformò in un giardino della memoria, diventando dimora simbolica di uomini illustri di Terra D’Otranto. Allo scultore Eugenio Maccagnani venne dato l’incarico di effigiare: Tancredi, Scipione Ammirato, Leonardo Prato, Oronzo Massa, Giulio Cesare Vanini, Giuseppe Palmieri, Francesco Milizia, Giuseppe Pisanelli, Pietro Siciliani, Antonio Panzera, Giuseppe Libertini, Antonio Galateo, oltre al monumento a Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei due Mondi. Lo scultore Giuseppe Mangionello realizzò negli stessi anni i busti di Luigi Scarambone e Gaetano Stella, fondatore della Villa.
Nel tempo si aggiungeranno altri busti, fino a raggiungere l’attuale numero di ventidue, tra cui quello del famoso tenore Tito Schipa.
Curiosità & aneddoti
Prima di essere intitolata nel 1883 a Giuseppe Garibaldi, la villa era denominata “Villa della Lupa”, per la presenza al suo interno di una coppia di lupi in gabbia, che rimandava alla mitica lupa sotto il leccio raffigurata sullo stemma civico della città. Al tempo vi erano altri animali tra cui anatre, cigni, pavoni e tartarughe.
Gaetano Stella fu il grande artefice del “sistema verde” della città, progettando l’Orto botanico, i viali alberati che delimitavano la città storica, la Villa comunale e il Cimitero. Medico e botanico, dal 1826 al 1861 fu direttore della Villa comunale e dei “pubblici passeggi” della città.
La strada rettilinea inaugurata nel 1833, che doveva collegare la città con la marina di S.Cataldo, fu denominata “strada Cristina” in onore di Maria Cristina di Savoia, moglie del re Ferdinando II. Quella strada, che partiva idealmente dal palazzo della Prefettura e attraversava la villa comunale, segnò la direttrice di espansione verso est, su cui si svilupperà la città.
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