Ex Convento dei Carmelitani
Su Piazza Tancredi si impone con la sua maestosa massa muraria in pietra leccese il Convento dei Carmelitani, che i Padri realizzarono, insieme all’annessa splendida chiesa, nel settore meridionale della città, a ridosso della cinta muraria.
I Padri Carmelitani, che già dalla fine del Quattrocento risiedevano in un convento con una piccola chiesa fuori le mura, nel 1546 cominciarono a costruire la loro casa all’interno della cinta fortificata, da poco ricostruita da Giangiacomo dell’Acaya con possenti bastioni “alla moderna”, capaci di resistere al fuoco delle nuove armi da guerra, le artiglierie.
Non vi sono documenti su chi progettò il convento. E’ certo soltanto che nel 1592 il protomastro di fabbriche Paduano Bax, in quegli anni impegnato nella costruzione della chiesa di S.Irene, fu incaricato di completare il chiostro, realizzando il lato orientale posto al confine con la chiesa.
La facciata, articolata su due livelli, è scandita da una sequenza di porte e finestre prive di cornici. Il piano superiore è a superficie liscia, mentre il piano terra presenta un paramento murario finito “a bugne” di gusto neoclassico, realizzato in una fase successiva nel secolo XIX.
L’interno, articolato attorno ad un grande chiostro, ospitava a piano terra gli spazi comuni, collegati internamente alla chiesa, mentre al piano superiore vi erano le celle-dormitorio (circa 30 camere), con una “loggetta” sul lato della chiesa e una libreria. Sul retro si apriva il giardino del convento, posto all’interno del grande “bastione del Carmine”.
Dal portone posto all’estremità occidentale del prospetto, si accede al chiostro che è la parte più suggestiva del convento, la cui austerità ed eleganza rimanda al chiostro coevo del convento dei padri Paolotti, adiacente alla chiesa di S.Maria degli Angeli. A pianta quadrata, è delimitato da un portico, scandito da sette archi a pieno sesto su ogni braccio, sostenuti da possenti colonne monolitiche a fusto liscio su alti basamenti. Tra ogni intercolumnio si aprono armoniche “volte a crociera” che all’interno scaricano su “peducci” decorati. Il braccio ad oriente confinante con la chiesa è diverso dagli altri tre, per la presenza di un loggiato, ora chiuso da finestre.
Nel secolo XVII la comunità contava circa 30 religiosi, che fecero del convento “il luogo principale della Provincia dove si legge la Sacra Teologia”.
A seguito della soppressione dell’ordine religioso del 1807, il monastero fu acquisito dallo Stato e destinato al Genio Militare. L’adattamento a scopi militari modificò l’articolazione originaria degli spazi, trasformandoli con consistenti manomissioni. Per alcuni anni, fino alla definitiva soppressione degli Ordini religiosi, il convento ospitò i Padri Paolotti, che officiavano la limitrofa chiesa. Fu anche sede dell’ufficio telegrafico, la cui asta si trovava sulla Torre campanaria.
Nel secolo XIX il convento ospitò una caserma, intitolata prima a “Giangiacomo dell’Acaya” e poi ad “Alessandro Roasio”. Dopo il restauro ed un’accurata campagna di scavi archeologici, dal 2006 ospita la nuova sede del Rettorato dell’Università del Salento.
Da non perdere
Le pareti murarie sotto il portico del chiostro presentano alcune “lunette affrescate”, con scene della vita del profeta Elia e storie dei Santi dell’ordine carmelitano.
Sono datate 1614 le ”grottesche” a mezzo fresco che decorano la copertura in muratura “a volta” della prima stanza al piano terra attigua alla chiesa. Tra girali e forme vegetali di fantasia, sono incastonati clipei con i busti dei Santi Cirillo, Alberto, Angelo, Dionigi e scene bibliche con S.Elia.
Curiosità & aneddoti
Dall’interno del chiostro è visibile il bellissimo scorcio prospettico verso la grande cupola della chiesa ricoperta da maioliche policrome con motivo decorativo “a losanghe” e la Torre Campanaria. Tale visuale è apprezzabile anche da viale Gallipoli, un tempo tanto suggestiva da ispirare il pittore-architetto francese Louis Jean Desprez (1743-1804) in un suggestivo disegno acquerellato.
La Torre campanaria è visibile in tutta la sua interezza, quale fondale prospettico della retrostante via Manifattura dei Tabacchi. Articolata in due ordini, separati da una balconata con balaustra continua, è un’opera dell’architetto Mauro Manieri rimasta incompiuta (la data 1722 è impressa sulla cornice).
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