Cattedrale o Duomo
Sul mirabile palcoscenico di piazza Duomo, un posto di primo piano occupa la Cattedrale, che esibisce le sue facciate come un irremovibile baluardo di fede, che inneggia alla Vergine Assunta e sancisce il nuovo mito di S.Oronzo, proclamato nel 1658 patrono della città.
La Cattedrale, innalzata nel foro della città dai primordi della religione cristiana, fu riedificata in età normanna e poi in età sveva, in onore di Sant’Irene. Quella che oggi vediamo è l'ennesima versione realizzata in età barocca dall’architetto Giuseppe Zimbalo, che demolì l’antico tempio “per averne uno più splendido e più grande”.
Fu il vescovo Luigi Pappacoda, protagonista assoluto della ricostruzione in età barocca, che nel 1659 pose la prima pietra della nuova fabbrica, che doveva essere più capiente e rappresentativa del vecchio tempio, anche per competere con le imponenti fabbriche degli Ordini religiosi.
Giuseppe Zimbalo, che diventerà il leader dell’architettura barocca salentina, donò al nuovo Duomo un aspetto monumentale, concependo una singolare chiesa a due facciate: quella principale più semplice ed austera, quella posta sul fondale prospettico della piazza, più ricca e maestosa.
La facciata principale (quella posta lateralmente) rappresenta gli elementi tipici del suo linguaggio: una partitura architettonica essenziale scandita in orizzontale dal cornicione marcapiano e in verticale da paraste scanalate che terminano, oltre il timpano, con quattro pinnacoli. Il tutto animato da statue di Santi nelle nicchie (S.Pietro, S.Paolo ai lati del portale, S. Gennaro e S. Ludovico di Tolosa in alto) e arricchito da capitelli e fini decorazioni incise nella pietra.
Più esuberante la facciata laterale, che doveva assolvere al ruolo di fondale scenografico per chi entrava nella piazza. Concepita come un arco di trionfo, il suo apparato ornamentale celebra i tre nuovi patroni della città: S.Oronzo, assistito da due angeli, svetta al centro sopra la balaustra, mentre S.Giusto e S.Fortunato sono ai lati del fastoso portale. Il leone rampante, che si “pappa la coda” del committente vescovo Luigi Pappacoda, ruggisce nello stemma al culmine del fastigio.
L’interno a croce latina si articola in tre navate, scandite fino al transetto da imponenti pilastri con addossate semicolonne. Il profondo presbiterio (spazio riservato al clero) è affiancato da 2 cappelle.
Un controsoffitto ligneo a lacunari risale al 1685. Su di esso sono incastonate le grandi tele raffiguranti S.Oronzo (con scene della predicazione, la protezione dalla peste, il martirio) e nel transetto quella raffigurante l’Ultima Cena.
La cripta nell’area sottostante il transetto e il presbiterio, aggiunge una meraviglia alle meraviglie della Cattedrale. Realizzata nella prima metà del 1500 sull’impianto di una più antica cripta medioevale, sorprende il visitatore con una selva di 92 colonne in pietra leccese, ognuna delle quali esibisce esuberanti capitelli con innumerevoli rappresentazioni simboliche ed allegoriche.
Alcune immagini sono quelle riportate negli stemmi della città: l’antico stemma civico con la Torre coronata che rappresenta l’antico Campanile del Duomo e quello attuale della Lupa sotto il Leccio.
Da non perdere
All'interno ogni altare barocco, superbo per eleganza e finitezza d’intaglio, racconta secoli di storia religiosa e artistica della città. Tra questi:
→ i 5 splendidi altari dell’Assunta, S.Giusto, S.Fortunato, S.Antonio di Padova, S.Giovanni Battista di Giuseppe Zimbalo;
→ l’altare di S.Oronzo in marmo a due ordini, con al centro la tela di Giovanni Andrea Coppola da Gallipoli, che lo raffigura in abito di pontefice mentre frantuma con i piedi l’idolo del paganesimo;
→ l’altare della Natività, così chiamato per il Presepe esposto su due livelli, uno sopra il baldacchino e uno sotto, realizzato da Gabriele Riccardi nella metà del 1500 proveniente dall’antico Duomo;
→ l’altare maggiore dell’Assunta, con la preziosa tela che la rappresenta di Oronzo Tiso, affermato pittore-sacerdote leccese vissuto nel secolo XVIII.
Curiosità & aneddoti
Dopo la proclamazione del nuovo patrono S.Oronzo, il sacro sodalizio dei Santi martiri al maschile: Oronzo, Giusto e Fortunato si affianca al precedente pantheon delle Sante martiri al femminile (Irene, Veneranda e Petronilla).
Giuseppe Zimbalo fu denominato “lo Zingarello” (ovvero lo “Zimbalo piccolo” per non confondere questo “figlio d’arte” con il padre e il nonno Francesco Antonio).
Durante la costruzione della chiesa, nel 1663 si evidenziò un pericolo di crollo delle strutture murarie tanto che, per sottrarsi alle ire del vescovo Pappacoda, Giuseppe Zimbalo dovette rifugiarsi nella chiesa di S.Angelo che al tempo stava erigendo per i Padri Agostiniani. Demolite le strutture pericolanti, proseguì i lavori gratuitamente per 3 anni fino a compensare il danno arrecato.
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