Giardino Ognibene

All’interno del complesso monumentale dell’ex Convento degli Agostiniani con la Chiesa di Santa Maria di Ognibene si trova un bellissimo giardino, luogo che affascina per la sua valenza ambientale e la varietà della sua vegetazione, restituito di recente alla città dopo il restauro.

Nella fase della redazione del progetto nel 2015 non furono reperite molte notizie sull’antico giardino che esisteva dai tempi in cui si insediarono nel convento i padri Agostiniani (1649). Si apprese che il suo nome era Giardino di Ognibene, che aveva una superficie ben più vasta dell’attuale e una funzione prevalentemente produttiva, con fichi, melograni, viti ed alberi di agrumi.

Nella sua lunga storia, il giardino aveva ormai perso il suo assetto stratificato e la sua vegetazione, tanto che gli unici alberi esistenti prima del restauro erano alcuni cipressi.

Il sito è stato filologicamente ricomposto, con una rievocazione progettuale che rimanda alle coltivazioni probabilmente presenti nel giardino ai tempi in cui era legato alla vita delle comunità religiose che hanno abitato il convento (prima gli Agostiniani Scalzi e poi i Francescani Minori Osservanti). 

L’impronta complessiva è comunque di contemporaneità, sia nella scelta dei materiali per le pavimentazioni e le cordonature lapidee che nella trama compositiva, formata da aiuole disposte secondo assi ortogonali. Unico elemento ricostruito sulle tracce di una preesistente struttura è stato il pergolato in pietra leccese, abbellito da ombrosi rampicanti di glicine.

Il giardino, aperto al pubblico nel 2017, oggi è un luogo di relax per la collettività, provvisto di comode panchine, di una fonte d’acqua e di una ricca vegetazione con alberi, specie erbacee aromatiche, bulbose e rizomatose, arbusti e rampicanti. 

Chiunque voglia passare delle ore in tranquillità troverà all’interno di questa piccola oasi verde il piacere di una passeggiata tra le specie identitarie del paesaggio agrario salentino. I nomi delle piante sono riportati su appositi cartellini di classificazione botanica.   

Il giardino si integra con il “mosaico verde” all’ingresso nord della città, collegandosi alle aree verdi contigue del parco delle Mura e del giardino Giaconia. Una singolare card emozionale è a disposizione del visitatore che può passeggiare alla scoperta di nuovi profumati giardini, densi di storia e di sorprese.   

Da non perdere

Nel giardino coesistono differenti aree tematiche:

→ il piazzale degli alberi di Giuda, annesso alla Biblioteca di Ognibene sorta nell’edificio-satellite posto in angolo tra viale Michele De Pietro e viale Ugo Foscolo, luogo piacevole per sostare ai tavolini all’aperto della caffetteria per una pausa di relax, per leggere o tentare di “catturare il re avversario” sulla grande scacchiera disegnata a pavimento; 

→ il frutteto, ricco di alberi di agrumi e orti ornamentali, le cui specie erbacee emanano aromi mediterranei (Lavanda, Salvia, Santolina); 

→ la vigna, con esemplari di vitigni autoctoni salentini (Malvasia nera, Negroamaro, Primitivo), specie da cui si producono i pregiati vini apprezzati in tutto il mondo; 

→ il viale dei melograni, che si dipana parallelamente alla facciata principale del complesso monastico, quasi a dialogare con le raffinate decorazioni scultoree della facciata barocca della chiesa, con festoni di melograni incisi sulla pietra; 

→ il giardino dei fiori, con diverse colorazioni e profumazioni che si avvicendano nell’arco delle stagioni;

→ il percorso perimetrale con cipressi e specie tipiche della macchia mediterranea (Bosso, Cisto, Pittosforo, Timo, Viburno) e rampicanti (Edera, Gelsomino, Rosa banksiae), che creano un filtro vegetale leggero tra i viali carrabili e gli spazi interni alla recinzione.

Curiosità & aneddoti

Una ceppaia di Ulivo monumentale è stata posta nel giardino, quale testimonianza della grave malattia che dal 2013 ha colpito in Puglia questa specie vegetale a seguito della diffusione del batterio “Xylella fastidiosa”, che ha provocato il disseccamento di milioni di alberi e la necessità di sostituzione con specie vegetali più resistenti all’infezione. A memoria d’uomo l’Ulivo non aveva mai subito una simile epidemia. 

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