Obelisco

Come tante stele istoriate il cui asse prospettico guarda verso il cielo, l’Obelisco di Lecce induce suggestioni, con il suo messaggio ermetico ed allusivo.                                                                

Collocato davanti alla porta urbica più rappresentativa (Porta Napoli), l’Obelisco fu eretto in onore del re delle Due Sicilie Ferdinando I di Borbone, che aveva promosso la realizzazione della strada Lecce-Taranto, proiettando Lecce fuori le sue mura.

Il monumento celebrativo, la cui forma piramidale richiama gli obelischi egiziani, fu realizzato, tra il 1822 e il 1826, dallo scultore salentino Vito Carluccio e dai suoi due figli. 

A pianta quadrata ed alto complessivamente circa 20 metri, è costituito da un alto piedistallo su cui si erge lo stilo tronco-piramidale, suddiviso in 14 rocchi. La struttura costruttiva è formata da un nucleo murario rivestito da lastre in pietra leccese, ad eccezione dell’ultimo rocchio e della cuspide che sono monolitici.

L’apparecchiatura decorativa fu ideata da Luigi Cepolla da San Cesario di Lecce, professore di diritto romano ed esperto in paleografia, che ne ha anche descritto e decodificato tutto l’apparato simbolico nell’opuscolo del 1827 “Descrizione del macchinismo ideale dell’aguglia”.

Oramai conclusa la fase di “originalità fantastica” del barocco leccese, l’oggetto scultoreo è ispirato da richiami neoclassici che riportano alle forme dell’antichità, pur offrendosi con un linguaggio ornamentale decorativo ancora influenzato dalla tradizione barocca. 

Appena fuori le mura fortificate della città, l’Obelisco fu posto come iconico elemento di arredo al centro di una piazza circolare in cui i viali di passeggio (viali d’Italia), che correvano intorno alle Mura, incrociavano la strada Lecce-Taranto.  Era un luogo di sosta arredato con alberi, panchine, pilastri con vasi etruschi.

L’alta stele funzionava come una “bussola” con le quattro facce orientate nella direzione dei quattro distretti in cui era divisa la Provincia di Terra D’Otranto durante il Regno delle Due Sicilie (1816-1861): Brindisi a nord, Taranto a ovest, Gallipoli a sud, Lecce ad est.

Ora quella piazza, dopo duecento anni, si è trasformata in una “rotatoria” del traffico ma, nonostante sia cambiato il contesto ambientale, l’Obelisco conserva il valore iconico di un consolidato simbolo cittadino. 

Da non perdere

Sullo stilo sono scolpiti in altorilievo emblemi mitologici, corredati da epigrafi in latino, che indicano le “glorie” degli antichi popoli che abitarono la Terra d’’Otranto. Non è immediato decifrare queste simboliche effigi, ma aiutati dall’inventore Luigi Cepolla, ci proviamo: 

→ sulla faccia a nord (Brindisi): Taras con la cetra che cavalca il delfino, l’Amore alato con la cetra, Bacco con corona; 

→ sulla faccia a ovest (Taranto): l’eroe Falanto a cavallo, l’aquila con i fulmini negli artigli, Taras con il tridente che cavalca il delfino;

→ sulla faccia a sud (Gallipoli): Ercole nudo con cornucopia e clava, Ercole con arco e faretra, la Serpe diritta su un altare con il sole;

→ sulla faccia ad est (Lecce): l’aquila con la testa tra le nuvole, Dio Pan, Minerva.

In basso, sulle facce del piedistallo, un delfino che azzanna la mezzaluna, simbolo della Provincia di Terra d’Otranto, ”baluardo” contro le incursioni turche del XV e XVI secolo. Questo emblema, disposto sui pali vermigli d’Aragona, permane nell’attuale stemma della Provincia di Lecce. 

In alto l’ornamentazione si conclude con l’effigie della Costellazione celeste, simboleggiata dal Leone con le stelle. 

Curiosità & aneddoti

La pietra leccese fu ritenuta indegna per essere apprezzata dal Re Ferdinando, tanto che si pensò di tingerla di nero per far credere che l’Obelisco fosse realizzato in basalto. Ma alla prima pioggia, che dilavò tutta la tinta, si svelò l’inganno.

La costruzione dell’Obelisco fu avversata dai “carbonari”, attivi a Lecce in quegli anni della restaurazione borbonica, che nottetempo sottraevano la pietra che doveva innalzarlo. 

Ferdinando I di Borbone, re delle due Sicilie, è lo stesso monarca noto ai leccesi quando si chiamava Ferdinando IV, nelle precedenti funzioni di re di Napoli.  Conosciuto con i nomignoli di ”re nasone” o “re lazzarone”, si era fatto conoscere per il suo carattere bizzarro durante la visita turistica a Lecce nella primavera del 1797. 

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