Ex Convento delle Paolotte o Palazzo Carafa
Nel centro civico della città storica si contrappongono i prospetti di due imponenti costruzioni, entrambe originariamente case religiose ed ora importanti sedi di pubbliche istituzioni: l’ex convento dei Gesuiti e l’ex convento delle Paolotte, attuale sede del Palazzo di città.
Le due fabbriche, che occupano entrambe un intero isolato, da sempre si contendono la posizione di maggiore prestigio sulla rappresentativa via Francesco Rubichi e su piazza S.Oronzo.
E’ conosciuto come Palazzo Carafa, dal nome del vescovo Alfonso Sozy Carafa che commissionò al suo architetto di fiducia Emanuele Manieri, artefice del rinnovamento urbano della Lecce settecentesca, la ricostruzione del monastero, in cui vivevano dal 1500, seguendo l’austera regola di S.Francesco di Paola, le suore Paolotte.
La ricostruzione del convento fu avviata nel 1764 e sin dall’inizio la presenza dei potenti dirimpettai Gesuiti condizionò il suo aspetto e le sue forme. I Gesuiti, il cui convento aveva proporzioni più di reggia che di casa, e l’intraprendente vescovo, desideroso di rinnovare il volto della città, vollero che la strada antistante fosse più ampia e più diritta.
L’architetto Manieri, unico e indiscusso leader del Rococò leccese, arretra e allinea il fronte su strada realizzando una costruzione che sintetizza equilibrio, maestosità ed eleganza. La leggiadria delle forme è data dal suo gusto raffinato ed elegante, l’equilibrio e il movimento volumetrico sono invece il frutto di una visione architettonica e insieme urbanistica.
La facciata su via Rubichi, ad unico ordine gigante, è scandita da paraste con capitelli corinzi, che racchiudono campate, in cui si aprono alternativamente una o due finestre e in alto una finestra circolare. I due portoni laterali hanno un timpano mistilineo che racchiude una valva, come pure le finestre sono contraddistinte da motivi di elegante ornamentazione. La facciata originariamente si concludeva a destra con la chiesa delle Paolotte, che faceva angolo con la piazza.
I lavori si conclusero ne 1771, consentendo alle suore Angiolille (o Paolotte) il ritorno nella nuova casa, che vi rimasero ininterrottamente fino al 1814, riuscendo a raccogliere una vasta e attiva comunità religiosa.
Successivamente il convento divenne sede di un educandato femminile per la classe agiata, che fu condotto dalle suore d’Ivrea e infine, su nuove basi, dalle Suore Marcelline. Nel 1895 l’Autorità Comunale lo acquistò per destinarlo a propria sede.
La configurazione attuale del palazzo e l’aspetto delle sue facciate sono l’esito dei lavori di ampliamento e adeguamento, eseguiti tra la fine del 1800 e i primi del 1900.
Per esigenze di maggiore rappresentatività, nella campitura centrale della facciata, fu apposto il massiccio portale, sormontato da un balcone con balaustra. Ma la modifica più dirompente fu quella del 1913, con la demolizione della chiesa del complesso religioso, posta in angolo con Piazza S. Oronzo, che cedette il posto a nuovi ambienti, tra cui il Salone del Consiglio comunale cittadino. La scelta progettuale sulle modalità di ricostruzione delle facciate fu quella di un rifacimento in ”stile settecentesco”, in continuità con quello adiacente.
Da non perdere
Sui battenti del portone principale in legno sono intagliati gli stemmi dei conti di Lecce Altavilla, Brienne, D’Enghien e Orsini del Balzo, mentre sul paramento murario si possono ammirare un’iscrizione-ricordo dello scrittore francese Paul Bourget (1910), che in visita a Lecce l’aveva definita “paradis du rococo” e di Papa Pio XII, in occasione del XV Congresso eucaristico nazionale. Vi sono inoltre alcune opere di Antonio Bortone: le erme bronzee di Felice Cavallotti e di Giovanni Bovio e la targa a Dante Alighieri.
L’interno di Palazzo Carafa custodisce l’opera scultorea “Combattimento tra un gladiatore e un Retiario” di Eugenio Maccagnani, premiata all’Esposizione Nazionale di Belle Arti del 1880.
Al momento l’atrio principale del palazzo su via Rubichi accoglie un tesoro della città: la statua del santo protettore Oronzo, ivi restaurata in stretto contatto con la città.
Curiosità & aneddoti
Palazzo Carafa e il Palazzo dei Gesuiti originariamente esibivano su strada due prospetti diversi da quelli che oggi vediamo. Le trasformazioni subite per adeguarli, l’uno alle esigenze della municipalità e l’altro al severo gusto neoclassico, che nel secolo XIX imperava in città, hanno alterato l’armonia e la leggerezza tanto ricercata dall’architetto Emanuele Manieri ed oscurato i forti risalti chiaroscurali della cinquecentesca fabbrica dei Gesuiti, progettata da Padre Giuseppe Valeriano.
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