Palazzo Castromediano Vernazza

In un angolo nascosto di piazzetta Pellegrino spicca la sagoma di un palazzo signorile che si differenzia dalle altre costruzioni presenti in città: Palazzo Castromediano Vernazza, una singolare casa fortificata.

Il palazzo è contraddistinto da una Torre alta circa 20 metri, prospiciente su una corte interna a cui si accede da un portale in stile “catalano-durazzesco (un arco inquadrato in una cornice rettangolare) che ricorre spesso nell’edilizia civile del 1500. Il portale è sovrastato da un “mignano (balcone), che consentiva alle donne un affaccio riservato sulla strada.

La superficie liscia del prospetto della Torre, su cui si ammirano finestre con una raffinata ornamentazione plastica, termina con un ballatoio sorretto da sporgenti mensoloni, su cui sono scolpite foglie d’acqua, teste di animali e volti umani, che guardano verso il basso come spettatori incuriositi. 

Si affianca a meridione il corpo di fabbricato a due piani, il cui prospetto su strada e sulla corte interna termina con un motivo ornamentale, desunto dall’architettura romanica, ad archetti pensili su “peducci” che contengono una sequenza di “valve” (simbolo di rinascita).

Le componenti ornamentali poste su questo Palazzo della rinascenza rappresentano il “germe” del gusto figurativo del barocco leccese, che esploderà come un fuoco d'artificio nel secolo successivo. 

Il Palazzo, appartenuto prima alla famiglia patrizia dei Castromediano, poi  a quella dei Vernazza, fu abitato da diverse famiglie. 

Rimasto a lungo privo di destinazione, era ai limiti del crollo prima dell’intervento di restauro eseguito tra il 2004 e il 2008, che lo ha riportato al suo antico splendore ed ha svelato i segreti del sito interessato da antiche frequentazioni. 

Le indagini archeologiche hanno evidenziato una strada con marciapiede di epoca messapica, i resti di un Santuario dedicato ad Iside di età romana, alcune cisterne olearie sotto la Torre del 1500.  

Ora di proprietà della Fondazione partecipata dal Comune “Casa Bianca”, al suo interno è possibile intraprendere un avvincente percorso di visita, che riserverà stupore e sorpresa per i preziosi rinvenimenti e l’accurata descrizione.

Da non perdere

Tra i rinvenimenti archeologici quello più affascinante è la scoperta del Santuario di Iside, realizzato in età romana, in collegamento con gli edifici teatrali di Roma imperiale (l’Anfiteatro e il Teatro). La presenza del luogo di culto è confermata da un portico tuscanico, dal purgatorium (vasca di purificazione con scaletta) e da altri reperti con iscrizioni dedicatorie.

Interessante andare a vedere nel vicino Museo storico della città (MUST) la mostra “il Leccio e la Lupa” dove vi è un’accurata descrizione dei reperti archeologici ritrovati tra le fondamenta di palazzo Castromediano e il plastico con la ricostruzione del Santuario di Iside, realizzata sul modello di un Tempio di Iside a Pompei.

Curiosità & aneddoti

E ora immergiamoci nel mistero della dea egizia Iside, il cui culto fu ammesso nell’antica Roma dopo la conquista dell’Egitto, nel 30 a.C., ad opera di Ottaviano Augusto:

→  Sceso dalla scaletta in pietra, l’iniziato fedele di Iside entrava nella vasca dove avveniva il rituale della purificazione, consistente nell’immersione nell’acqua che lo liberava dalle passioni e i desideri egoistici.  Come nel battesimo cristiano, l’acqua, che si credeva provenisse dal Nilo, rappresentava la rinascita a nuova vita liberata dall’errore. Come a Pompei si sono rinvenuti numerosi resti di pinoli e di pigne, bruciate per il loro aroma durante i riti isiaci.

I “mignani” (come quello di palazzo Castromediano), le “loggie” (come quella del Sedile e dell’Episcopio), i “balconi su mensole” (di tanti edifici civili) sono componenti architettoniche tutte riconducibili alla stessa funzione: un palco-belvedere su strade e piazze della città storica, da cui si assisteva allo svolgimento della vita pubblica. 

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