Parco delle Cave di Marco Vito

Alle spalle della stazione ferroviaria, nel settore a sud della città, una cava di pietra ormai disusata è stata trasformata nel Parco delle Cave di Marco Vito, affascinante parco urbano, la cui bellezza si fonde con quella del parco naturale di pietra che lo accoglie e lo plasma. 

Un’area marginale della città, un tempo luogo di lavoro dei “cavatori” della pietra leccese, dopo anni di abbandono in cui è stata utilizzata come discarica, accoglie un suggestivo parco pubblico, che trova tra le pareti rocciose della vecchia cava una cornice paesaggistica unica e suggestiva.

Il parco, di proprietà comunale, è stato progettato dal famoso architetto portoghese Alvaro Siza che in una delle sue prime visite in città disse: “Le cave sono già un bellissimo parco naturale e l’opera che la città sta realizzando valorizzerà questa bellezza”. 

Il parco sorge in un’area plasmata dall’evoluzione geologica e ricca di storia. La naturalità è data dal banco di roccia che lo delimita risalente all’età miocenica (23-5 milioni di anni fa), in cui si sedimentò la pietra leccese. La storia è invece raccontata dalle incisioni, visibili sulle alte pareti che perimetrano il parco, lasciate dallo “zocco” (strumento rudimentale in ferro usato fino alla metà del XX secolo), che testimoniano le fatiche dell’uomo per estrarre le pietre con cui è stata costruita la città.

L’area, originariamente divisa in due zone dalla via del Ninfeo, è ora percorribile in tutta la sua estensione di circa 7 ettari, grazie alla realizzazione del Ponte via del Ninfeo, che consente il passaggio in elevato degli autoveicoli e delle persone. Al ponte, icona del progetto, è stato dato anche il valore simbolico di trait d’union tra passato e futuro della città verso nuove prospettive di sviluppo.  Sono infatti grandi le prospettive di crescita di questa area urbana, che avrà a breve una nuova centralità, a seguito del completamento del progetto di “ribaltamento” della stazione ferroviaria.

Il disegno del parco asseconda la naturalità del luogo, con ampie distese “a prato” solcate da vialetti in stabilizzato terroso, muretti a secco che delimitano la profonda cavità, vegetazione propria della flora mediterranea ed essenze autoctone. Il parco è un gradevole luogo di pace e intrattenimento, con caffetteria e altri punti per il ristoro.

Il Parco ingloba al suo interno la Masseria “Tagliatelle”, antica villa suburbana risalente al XVI secolo, il cui nome “Tagliate” (che sono le pietre tagliate della cava) ci fa comprendere quanto sia parte integrante dell'ambiente circostante. Arroccata sul banco di roccia, si articola in tre piani che si sviluppano attorno ad una corte centrale. Dopo il restauro, la Masseria è un luogo di incontro e aggregazione sociale, rivolto maggiormente alle nuove generazioni. Al suo interno vi una sala polifunzionale che accoglie convegni ed eventi cittadini.

Da non perdere

La Masseria cinquecentesca è un luogo ammantato di storia leggendaria, che nasconde nelle sue viscere il Ninfeo delle Fate, così chiamato per la presenza, in uno degli ambienti sotterranei, di sei Ninfe in pietra leccese, dette Fate. Nel secolo XVI il ninfeo era un ipogeo termale d’ acqua sorgiva, dove le dame che frequentavano la casa gentilizia trovavano “frescura e delizia”. 

Curiosità & aneddoti

Dalle cave a cielo aperto proviene la dorata pietra leccese, con la quale sono state realizzate le splendide architetture barocche che hanno reso Lecce unica al mondo. 

La pietra leccese, facile da lavorare e docile all’intaglio, è una pietra fragile che, aggredita dagli agenti atmosferici, si degrada e si sgretola facilmente, assumendo in superficie un aspetto “cariato” con alveoli, che man mano si estendono in profondità. Questi fenomeni li spiega la paleontologia: il banco di roccia da cui viene estratta la pietra leccese originariamente era un “fondale di mare” che, con la regressione marina in età Miocenica, si è pietrificato. Sui conci di pietra spesso si scorgono delle conchiglie, ma al suo interno vi sono fossili di delfini, capodogli, denti di squali, pesci, tartarughe e coccodrilli. 

In provincia di Lecce, le cave attualmente attive sono quelle a Cursi, Corigliano d'Otranto, Melpignano e Maglie. 

Dalla fragilità della pietra leccese deriva il continuo “fare e disfare” delle costruzioni della città storica, che nel tempo è stata caratterizzata da un instancabile fermento costruttivo, dietro il quale si celava un continuo anelito di civiltà. 

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