Piazzetta Sigismondo Castromediano
Vivace spazio di sosta, attualmente pedonale, piazzetta Sigismondo Castromediano si presenta con tipici locali e ristoranti che in estate si estendono all’aperto ed è un punto nevralgico della città antica, in cui convergono tanti visitatori alla scoperta delle bellezze della chiesa del Gesù e della basilica di S.Croce.
Circondato dal brusìo e dal vociare dei visitatori dell’affascinante Lecce - città d’arte, al centro si erge il duca Sigismondo, immortalato in bronzo nel 1905 dal mago salentino dello scalpello Antonio Bortone.
Rappresentato in piedi su un alto piedistallo, Sigismondo si rivolge al visitatore porgendo, deciso ma cortese, il suo manoscritto “Memorie-Carceri e Galere Politiche” in cui narra le vicende travagliate della sua vita: la condanna, la prigionia, l’esilio, ma anche quelle eroiche dei moti rivoluzionari del 1848, che volevano sostituire la tirannide della monarchia borbonica con un nuovo governo liberale.
Il duca non è solo. Sotto la sua effigie è seduta “la Libertà” nei panni di una giovane matrona drappeggiata, a cui si contrappone sul lato opposto, consacrando il patriota all’immortalità, “la Gloria”, simboleggiata da un’aquila che lascia cadere la catena di prigioniero sul blasone (d’oro con cinque fiamme serpeggianti) del casato dei Castromediano di Lymburgh.
Sorprende la presenza di questo “slargo” nel cuore del tessuto medioevale della città. La sua realizzazione risale al periodo in cui a Lecce, sotto il dominio borbonico, era subentrata l’esigenza tutta ottocentesca di correggere l’andamento “tortuoso” di alcuni isolati, tramite ampliamenti e rettifiche stradali. Era esattamente il 1896 quando, a seguito “dello scontro tra due carrozze”, la stretta via Matteo da Lecce fu ampliata per diventare una piazzetta.
Tra il 2002 e il 2005, nel corso dei lavori di rifacimento del basolato stradale, è emersa dal sottosuolo una complessa stratificazione archeologica, con tracce di frequentazioni di età messapica, romana, medioevale, fino al XIX secolo, quando furono demoliti alcuni edifici per creare la piazza.
In corrispondenza delle evidenze archeologiche più significative sono state realizzate tre “finestre” vetrate, con l’intento di far intravedere ciò che è emerso dal sottosuolo:
→ un “trapetum” e un “lacus olearius” di età romana del I secolo a.C.;
→ un deposito oleario del XVI secolo d.C.;
→ un deposito oleario del XVII secolo d.C., il cui ambiente rettangolare si trova a circa tre metri al di sotto del livello stradale, con cisterne scavate nella roccia.
Da non perdere
Sul basamento in marmo del monumento sono apposte le scritte “A SIGISMONDO CASTROMEDIANO” e “NEI TORMENTI DELLA PENA/ NON MUTÒ L’ANIMO”, mentre sul plinto sottostante sono riportati i nomi delle carceri dove fu rinchiuso: “PROCIDA, MONTEFUSCO, MONTESARCHIO, NISIDE, ISCHIA”.
Curiosità & aneddoti
Sigismondo Castromediano (1811-1895) fu patriota della libertà, scrittore, promotore di cultura, archeologo. Accusato del delitto di lesa maestà contro Federico II di Borbone, visse per undici anni in carcere con la “catena ferrata al piede”. Nel 1859, sfuggito all’esilio, ritornò in Piemonte quando ormai si respirava aria di indipendenza nazionale. Nel 1861 sedette sugli scranni del nuovo Parlamento del Regno D’Italia.
Per il suo valore storico-artistico ed emblematico, il monumento in onore di Sigismondo Castromediano fu risparmiato dalla requisizione per la “fusione del bronzo”, che serviva per produrre le armature dei soldati nella seconda guerra mondiale. Per tale scopo in città furono requisiti altri monumenti celebrativi, tra i quali la Fontana dell’Armonia.
Il duca Castromediano, lasciata la carriera politica, si dedicò agli studi dell’antichità e nel 1869 fondò il più antico Museo della città (Museo provinciale Sigismondo Castromediano).
Non sappiamo se Sigismondo dal suo piedistallo riesce ancora ad infondere l’orgoglio della Patria, ma chi vuole comprendere i supplizi che hanno patito i martiri del Risorgimento italiano per quell’agognata libertà, dovrebbe leggere le sue “Memorie”, con le quali contribuì a fare l’Italia libera.
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