Porta Rudiae

Cosi denominata perchè da lì partiva la strada per la gemella città di Rudiae. In età medioevale Porta Rudiae si presentava coronata da semplici merlature, mentre in età barocca perse i connotati di opera fortificata per assumere quelli di un’altare all’aperto.

La Porta nel 1656 venne trasformata in un monumento dedicatorio a S.Oronzo, per volere del vescovo Luigi Pappacoda, che in quello stesso anno lo aveva nominato nuovo patrono della città. 

Quella che oggi vediamo è la seconda riedificazione barocca realizzata nel 1703, per volere di un patrizio leccese Prospero Lubelli, poeta in vernacolo leccese, che immaginò un “ingresso galante e gentile” alla città e di fatto l’opera forse è riuscita secondo i suoi desideri, ingentilita da motivi ornamentali che la rendono leggiadra.

L’impianto architettonico nella parte inferiore si ispira ancora a quello classico di Porta Napoli, della quale ne ripropone le colonne binate su alti basamenti che inquadrano il fornice (costruzione ad arco) e sostengono un aggettante cornicione. 

Anche i trofei militari che fiancheggiano l’arco, con armature dei soldati vinti, non sono dissimili da quelli della Porta cinquecentesca (Porta Napoli). 

Porta Rudiae ha la particolarità di accostare motivi desunti sia dalla vicenda mitica che dalla storia religiosa della città. Nella parte inferiore, sul fregio della trabeazione, sono cristallizzati nel tempo i busti dei fondatori di Lecce tratti dalla mitica leggenda, con epigrafi dedicatorie, in cui ciascuno di essi, rivolto in diverse pose verso la città contemporanea, si autopresenta:

io Euippa, sorella di Dauno, sopravvissuta al fratello, con mano di donna seppi reggere lo scettro avuto

→ io sono il re Malennio, illustre per il mio regno e per le armi

→ io sono il re Dauno, figlio di Malennio, illustre per nobiltà e valor militare

→ io sono Lizio Idomeneo, col matrimonio con Euippa, ottenni la citta’ che mio suocero aveva fondato e la ingrandi’, dandole anche il nome

In alto invece, il fastigio di coronamento con le sue decorazioni barocche assomiglia piuttosto ad un altare all’aperto. Rivolta verso la città contemporanea, domina la statua del patrono S.Oronzo benedicente, accompagnato sui due lati più in basso da S.Irene, antica protettrice e S.Domenico di Guzman, compatrono eletto nel 1640. 

Da non perdere

Il fastigio terminale, su cui svetta S.Oronzo, riporta una lunga epigrafe dedicatoria:

Dio ottimo e massimo. A S..Oronzo patrono di Lecce e Provincia, che sempre aveva protette, Prospero Lubelli, patrizio leccese, ebbe cura di dedicare questa nuova Porta che guarda l’antica Rudiae. Non badando a spese per ricostruirla più grande della precedente crollata, il sindaco Cesare Belli, suocero del munifico signore, col consenso unanime della municipalità, volle che qui ne fosse ricordato il nome (quantunque altrimenti aveva disposto nel suo testamento).

Curiosità & aneddoti

Il numero 4 è importante per Lecce, tanto che da essere stata definita “città quadripartita”. La città medioevale era divisa in 4 “pittagi (S.Biagio, S.Martino, S.Giusto, Rugge o Rudiae), ciascuno dei quali aveva la sua porta di accesso con tanto di portiere, la sua colonna, il luogo per feste e adunanze, il suo gonfalone, il suo catasto e dal 1500 anche il suo medico.  Ogni “pittagio” a sua volta includeva un determinato numero di insulae, ciascuna con un nome e una cappella. 

Dal 1600 diventarono 4 anche le Parrocchie, rendendo Lecce “città quadripartita” anche sotto il profilo religioso.  

Delle 4 porte poste lungo la cinta muraria, Porta S.Martino (la Porta verso il mare), dopo essere traslata più volte verso oriente man mano che la cinta muraria si allargava, fu demolita nel 1826.  

Ma anche senza la sua presenza, rimane la frase utilizzata dai leccesi per indicare la passeggiata più benefica a ridosso dei viali extramurali di passeggio, ora viali di circonvallazione interna: “Facciamo il giro delle 4 porte”. 

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