Porta San Biagio
Un tempo accesso da oriente alla città storica, è ora l’ingresso per la passeggiata serale della “movida”, che si concentra vivace lungo gli assi principali e le piazze del centro storico, fino a notte inoltrata.
Porta S.Biagio, cosi chiamata da un’adiacente cappella medioevale in onore di S.Biagio, esisteva già in età normanno-sveva ed era anche allora un punto nevralgico della città: uscita privilegiata per le passeggiate fuori porta dei leccesi verso un luogo extraurbano di delizie: la Torre del Parco, residenza del principe di Taranto Giovanni Antonio del Balzo Orsini, ultimo duca di Lecce.
La Porta, che oggi si presenta imponente (oltre 17 metri) per chi arriva in Piazza d’Italia da oriente, è la ricostruzione della porta cinquecentesca andata in rovina. Fu realizzata dall’architetto Emanuele Manieri nel 1774, per interessamento del Governatore di Terra D’Otranto, Tommaso Ruffo.
Nel corso dei lavori di ricostruzione pare che rimase danneggiata la limitrofa cappella di S.Biagio, che fu officiata ancora per poco, fino al crollo definitivo avvenuto nel 1840.
Come per Porta Rudiae, anche qui l’impianto architettonico si ispira a quello classico di Porta Napoli, con colonne binate di ordine dorico su alti basamenti che inquadrano il profondo arco centrale di accesso e sostengono la trabeazione, il cui fregio è arricchito con “triglifi” (ossia scanalature verticali) propri dell’architettura greca e romana.
Il piano inferiore, rigoroso e severo, rappresenta il mondo civile esibendo tre stemmi: lo stemma araldico dell’imperatore Ferdinando IV di Borbone (ormai abraso sulla superficie interna), fiancheggiato dallo stemma civico di Lecce, rappresentante la Lupa sotto il leccio, in duplice copia.
La parte superiore invece esibisce un fastigio centrale e motivi ornamentali propri dell’età barocca, con volute e festoni vegetali, che raccordano ed alleggeriscono l’insieme. In alto domina la scena la scultura del Santo titolare, in abiti vescovili e con un libro in mano, suo attributo iconografico.
In continuità sul lato destro, la Porta è fiancheggiata dalle facciate degli edifici a due piani del cd. rione “Case nuove” realizzato nel 1600 in sostituzione di un lungo tratto della cinta fortificata. Era la prima lottizzazione della città in età moderna.
Da non perdere
Il fastigio terminale, su cui svetta il titolare S.Biagio, su un piedistallo con puttini, riporta questa epigrafe:
Dio ottimo e massimo. Leccesi e non avevano a lungo desiderato una Porta pari alla bellezza della citta’. Finalmente per interessamento di Don Tommaso Ruffo, nobile di questo regno, governatore della Provincia e comandante delle guarnigioni delle fortezze dell’invitto Ferdinando IV, Don Oronzo Nicola Prato illustre tanto per natali che per valore, per due volte sovrintendente della patria, con denaro pubblico costrui’ nell’anno del Signore 1774 (questa porta) e fece apporre una statua di S.Biagio, protettore della stessa.
Curiosità & aneddoti
Come accanto alla Porta esisteva una cappella dedicata a S.Biagio, analogamente in prossimità della Torre dei Parco ne esisteva un’altra dedicata allo stesso Santo, a cui il duca Giovanni Antonio Orsini del Balzo era devoto. Le due cappelle erano in età medioevale tra loro collegate da una strada rettilinea alberata che di fatto inneggiava al Santo. Questo asse stradale nel 1500 fu abbellito, diventando il percorso preferito per una passeggiata extramurale d’eccellenza.
S.Biagio vissuto tra III e IV secolo d. C., secondo la tradizione nacque a Lecce, ma poi parti per l’Armenia dove diventò vescovo cattolico della città di Sebaste. Morì decapitato per non aver rinnegato la fede cristiana.
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