Sedile
Se questo monumento, piccolo ma emblematico, sito nel cuore della piazza civica, potesse raccontare la sua storia e le trasformazioni avvenute nell’arco di circa quattro secoli nella piazza in cui fu eretto, non crederemmo alla sua testimonianza.
Concepito come edificio di rappresentanza in sostituzione del vecchio palazzo del Seggio, il Sedile fu realizzato nel 1592 quale sede dell’Amministrazione cittadina, su volontà del sindaco Pietro Mogenico, appartenente ad una potente famiglia nobile veneziana.
Troneggia sulla piazza, esibendo un’originale struttura architettonica: un parallelepipedo, con grandi archi gotici a sesto acuto sulle due facciate principali, sormontato da un’altana di gusto rinascimentale, con tre arcate su ogni lato.
Il suo semplice volume è rinserrato entro quattro pilastri, i cui oculi lasciano intravedere una colonna. Si tratta di un elemento di arredo urbano spettacolare, da utilizzare in situazioni eccezionali, precedentemente realizzato sull’estremità destra della Basilica di S.Croce, dove la stessa “colonna inglobata” è stata attribuita a Gabriele Riccardi.
Sulle chiavi di volta dei due archi ogivali sono scolpiti lo stemma del re di Napoli Filippo II di Spagna con lo scudo istoriato, circondato dal collare dell’ordine del “Toson d’Oro” e lo stemma civico di Lecce, qui rappresentato per la prima volta con “la Lupa sotto il Leccio”, in sostituzione dello stemma con l’antico campanile coronato.
Entrambi gli stemmi sono ben visibili e questo non è un caso: il Sedile, ruotato “di tre quarti” per ostentare al meglio la sua presenza, pone sullo stesso piano i due poteri reale e municipale.
Sui pennacchi degli archi ogivali ridondano i trofei bellici, scudi, insegne, lance, armature dei soldati vinti, simili a quelli che erano stati posti sulla Porta reale di Carlo V (Porta Napoli).
Ma, essendo fresca la memoria della vittoria della Lega Santa sui Turchi, non è azzardato pensare che questi trofei siano un tributo, tutto veneziano, al doge Alvise I Mogenico e in generale alla Repubblica di Venezia, che lottò in prima linea nella famosissima battaglia di Lepanto del 1571, con numerose “galee e galeazze”.
Il Sedile si è dovuto adattare nel tempo, assumendo tante trasformazioni. Dopo il 1851 divenne sede della Guardia nazionale, con stemma sabaudo e garitte sui lati, poi si nobilitò diventando prima sede di un’associazione letteraria e poi Museo Civico. Ora è centro di informazione turistica.
A seguito degli scavi archeologici, che nel 1937 modificarono totalmente la piazza civica, per il Sedile è cambiato completamente lo scenario urbano: invece che i pittoreschi isolati medioevali che delimitavano l’antica piazza dei Mercanti, ora guarda, dall’ampio piedistallo, i resti imperiali dell’Anfiteatro romano.
Da non perdere
I lavori di restauro del 2011 hanno evidenziato sulla volta, decorata con festoni e mascheroni, una serie di affreschi, che abbinano figure dei Santi protettori della città con episodi della presa di possesso del Regno di Napoli da parte di Carlo V d’Asburgo.
Sono stati rivelati anche affreschi sulla vita di Sant’Irene, allora patrona della città e alcune figure allegoriche, il cui nome è riportato nei relativi cartigli.
Su una parete, un busto in pietra raffigurante Carlo di Borbone sovrasta una targa con un’epigrafe in spagnolo del 1744. E’ il ringraziamento del sovrano per le “caraffe d’oro e d’argento contenenti l’olio della lampada di S. Oronzo” donate dai leccesi.
Curiosità & aneddoti
Sul Sedile, prima delle demolizioni del 1900 che hanno trasformato la piazza, vi era una torretta con un orologio, sovrastata da due figure che reggevano una campana: erano chiamati dai cittadini “Lu Gianni e Lu Marcantoni”.
Il vecchio orologio, nella seconda metà del 1800, fu sostituito da un ingegnoso orologio elettrico, inventato dall’abate leccese Giuseppe Candido. Ma anche questo fu rimosso, compresa la torretta. Gli orologi nella piazza novecentesca erano diventati ormai troppi: quello del palazzo I.N.A. e quello “gigante” in bronzo, cesellato da Francesco Barbieri, posto sul prospetto dell’attuale Banca Intesa.
L’orologio elettrico dell’abate-scienziato, dopo il recente restauro che ne ha ripristinato il sofisticato meccanismo, è esposto all’interno del Sedile.
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