Via Abramo Balmes
Nel tessuto medioevale della città storica, non lontano dal Museo ebraico, vi sono tre strade, con denominazione in doppia lingua (italiano ed ebraico), che ricordano l’antico quartiere della Giudecca: via Abramo Balmes, via della Sinagoga, vico della Saponea.
Via Abramo Balmes perpetua la memoria di un uomo ebreo di vasta cultura, medico e filosofo, che alla fine del XV secolo raggiunse un grande prestigio.
Abramo Balmes, figlio del rabbino Mayr de Balmes, uno dei più ricchi ebrei di Lecce, nacque a Lecce nella metà del 1400. Studiò all’Università di Napoli, ottenendo nel 1492 il diploma di artium et medicinae magister, con il quale potè praticare l’arte ippocratica presso i cristiani. Questo titolo di studio su pergamena è ora conservato a Zurigo in una collezione privata.
A seguito della prima espulsione degli ebrei dal Regno di Napoli del 1510, si trasferì a Venezia dove lavorò al servizio del cardinale Domenico Grimani, diventando il suo medico personale. Lavorò anche all’Università di Padova, dove insegnò filosofia. Fu autore di numerose traduzioni in lingua latina, dal greco e dall’arabo, di opere filosofiche e scientifiche di Averroè, Tolomeo, Galeno ed in particolare di Aristotele.
Morì nel 1523 mentre era in corso di pubblicazione la “Grammatica ebraica”, manuale che lo rese celebre tra gli eruditi dell’epoca. Collezionò codici in lingua ebraica e altri manoscritti.
Fu talmente apprezzato per la sua arte, non solo medica, che l’isolato in cui era collocata la sua abitazione, presumibilmente nell’attuale via Balmes, prese il nome di Vicinium Magistri Abraham.
In via Abramo Balmes la vita degli ebrei si svolgeva, come nelle altre strade della Giudecca, in “case palaciate”, organizzate intorno ad un cortile, dotate di magazzini e piccoli laboratori. Di questi edifici però non vi è più traccia, per le trasformazioni edilizie avvenute a partire dalla metà del 1500, anche se è rimasto pressocchè integro l’impianto medioevale degli antichi isolati.
In questa stretta strada, ad andamento rettilineo posta a metà strada tra S.Croce e la chiesa del Gesù, alcune residenze sono state di recente trasformate in accoglienti “Bed&breakfast”, a due passi dai fasti della città barocca.
Da non perdere
Nella “Sala della Memoria” del Museo ebraico è possibile fare una passeggiata virtuale nelle strade della Lecce medioevale, in cui sono stati ricostruiti in modo suggestivo scorci delle case e momenti di vita della comunità ebraica.
Altra strada dell’’antico insediamento ebraico è Vico della Saponea, che collega via Umberto I a via Matteotti costeggiando il palazzo Personè-Taurino, sede del Museo ebraico. Lungo questa via un tempo vi erano le fabbriche di saponi.
Curiosità & aneddoti
Due erano i medici ebrei Avraham De Balmes, tra loro nonno e nipote, entrambi di provenienza catalana e provenzale, tanto che per non essere confusi sono stati denominati uno Avraham De Balmes senior e l’altro Avraham De Balmes yunior.
Abramo Balmes senior nel 1452 divenne medico personale del principe Giovanni Antonio Orsini del Balzo e dal 1472 anche del re di Napoli Ferdinando I, che gli concesse molti privilegi, soprattutto di natura fiscale. Insieme ad altri intellettuali del tempo, condusse un intenso lavoro per l’integrazione culturale della comunità ebraica nella città di Lecce, cercando forme di convivenza con la popolazione cristiana. Ma tutto ciò che aveva costruito si perse via via a causa dell’acuirsi delle persecuzioni contro gli ebrei. La morte sopravvenuta nel 1489 gli risparmiò di assistere alle devastazioni del 1495 e alla conversione al cristianesimo del figlio Mosè.
Le targhe toponomastiche in doppia lingua delle tre vie cittadine sono state apposte il 27 gennaio 2019, in occasione della Giornata della Memoria, che ogni anno commemora la liberazione degli ebrei dai campi di sterminio nazista.
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