Piazzetta Raimondello Orsini

In prossimità del Teatro Romano, delimitata da un’imponente architettura conventuale e da leggiadre dimore gentilizie, piazzetta Raimondello Orsini narra la storia della città attraverso il personaggio che rievoca il suo nome e i tesori che custodisce.

Il nome di Raimondello, conte di Soleto, rimanda al periodo della magnifica Contea di Lecce in cui stava per affermarsi Maria, la figura mitica della dinastia d’Enghien, divenuta prima contessa nel 1385 e poi sua sposa all’età di 17 anni.

Fu questo matrimonio a far entrare la città in un rifulgente periodo di sviluppo. Nell’arco di circa 20 anni, mentre Raimondello, nobile condottiero, conduceva le sue battaglie fino a diventare nel 1398 Principe di Taranto, Maria governava la città nel suo ruolo di contessa, imprimendo innovazione e sviluppo. 

Sono innumerevoli i tesori storico-artistici che la piazzetta svela, offrendo al visitatore uno degli scorci più suggestivi del centro storico in cui svariate architetture, con i loro balconi, logge, portali, mignani e una gentile colonna angolare su palazzo Panzera, che funge da invito, compongono sorprendenti profili e inquadrano raffinati elementi di arredo in una irripetibile cornice ambientale.

Al centro, spicca sul suo piedistallo il profilo sorprendente di un uomo chiamato Tito da Lodi e detto “Fanfulla”, che racconta la sua storia tramite l’abile mano dello scultore salentino Antonio Bortone.

Fanfulla, uomo di guerra, soldato di ventura, cavaliere errante e capitano di bandiera, è presentato in un modo insolito per un monumento celebrativo. 

Mezzo frate e mezzo guerriero, non ha più il corpo eretto del valoroso combattente ma, oramai avanti negli anni, è seduto su uno scranno. Il busto e il capo sono chinati in avanti. Ha l’occhio sinistro accecato in una battaglia, del frate domenicano indossa il saio e sandali ormai consunti, del guerriero indossa l’elmo e tra le mani ha “la misericordia”, un acuminato spadino che era servito per tante battaglie e che ora affila con un brunitoio per tornare a combattere “contro ogni prepotenza e ogni viltà”.

Era uno dei tredici cavalieri della "Disfida di Barletta", scelto tra i combattenti più coraggiosi nella battaglia del 15 febbraio 1503 che si concluse con la vittoria sui francesi dei cavalieri italiani, comandati da Ettore Fieramosca.

Da non perdere

Sul piedistallo del monumento è posta una lastra con una iscrizione del 1921, in cui Fanfulla si presenta: “Sono Tito da Lodi detto Fanfulla, un mago di queste contrade Antonio Bortone mi tramutò in bronzo, Lecce ospitale mi volle qui, ma qui e dovunque, Dio e Italia nel cuore, affiliamo la spada contro ogni prepotenza, contro ogni viltà. MCMXXI.”

L’atteggiamento di Fanfulla è remissivo ed assorto, ma anche beffardo e fiero. Ha preso la decisione di lasciare la vita di frate per tornare a quella di guerriero. La gamba tesa è pronta ad indossare lo sperone, per tornare a cavalcare il suo “Grifone”. Altre attrezzature di guerra lo circondano su tutti i lati.

Curiosità & aneddoti

A differenza di altre piazze della città storica, l’isolato in cui è posta la piazzetta ha conservato la sua configurazione medioevale, con vicoli che si addentrano in profondità nel suo interno.

Per il suo valore storico-artistico ed emblematico, il monumento di Fanfulla da Lodi fu risparmiato dalla requisizione per la “fusione del bronzo”, che serviva per produrre le armature dei soldati nella seconda guerra mondiale. Oltre ad esso furono risparmiate la statua di Vittorio Emanuele II e quella di Sigismondo Castromediano.   

Morto Raimondello, Ladislao di Durazzo sposò con arguzia la contessa Maria D’Enghien, ereditando il ricco Principato di Taranto. Ritornata a Lecce dopo la morte del secondo marito, Maria d’Enghien per oltre 30 anni resse la Contea con abilità, aprendo una splendida corte presso il Castello e un periodo di grande mecenatismo verso le arti.  

A Raimondello si deve la costruzione della basilica di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina, che fu poi ricoperta di affreschi per volere di Maria d’Enghien, diventando “la Cappella Sistina del Salento”. E’ ivi sepolto al fianco di un imponente monumento celebrativo. 

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