Ex Convento dei Teatini

Su Corso Vittorio Emanuele II, asse di primaria importanza che collega piazza S.Oronzo a piazza Duomo, in continuità con la chiesa di S.Irene, si elevano le possenti masse murarie dell’ex convento dei Padri Teatini, che in quella dimora svolsero un ruolo di primaria importanza all’interno di Lecce città-chiesa.

I Padri Teatini, accolti nel 1586 “con molta allegrezza” dal governo e da aristocratici locali per diffondere i principi della Controriforma, costruirono ex novo la loro chiesa e il loro convento nel cuore strategico della città, in una zona vicina alla Cattedrale posta nel minuto tessuto edilizio medievale, dove sorgevano edifici prevalentemente abitati da ebrei.

Demolite le antiche fabbriche, elevarono un complesso religioso sovradimensionato e fuori scala che, occupando un intero isolato, si configurerà come una piccola cittadella nella città-chiesa (l’insula dei Teatini).

La costruzione del convento iniziò, insieme a quella della chiesa, nel 1591 su progetto del Padre teatino architetto Francesco Grimaldi, che concepì una struttura in pietra leccese, articolata attorno ad un chiostro quadrangolare delimitato da un porticato, su esempio di modelli di chiara impronta romana.

Di armoniosa spazialità, il chiostro è movimentato al piano terreno dal ritmico susseguirsi di arcate a tutto sesto, impostate su slanciati pilastri e al piano superiore da finestre architravate con timpano triangolare. Un semplice cornicione di coronamento dentellato conclude i quattro prospetti interni. 

La facciata principale su Corso Vittorio Emanuele, a due piani, si presenta con masse murarie compatte sui due corpi laterali e con la parte centrale alleggerita da un elegante loggiato ad archi. Si accede al chiostro dal portone sormontato dallo stemma cittadino, che ripropone il volto laico del complesso religioso, come quello gigante esibito sulla facciata della Chiesa. 

L’interno si sviluppa su tre livelli (piano terra, parziale piano ammezzato e primo piano), i cui luminosi ambienti un tempo ospitavano al piano terra gli spazi comuni collegati alla chiesa (refettorio, magazzini, biblioteca) e al piano superiore le celle e la cappella della comunità.

Dalla testimonianza di Cesare Infantino nella sua “Lecce Sacra”, il Convento nel 1634 accoglieva quaranta padri “di bontà e vita esemplare di gran profitto alla città”, che nel 1762 vi istituirono un collegio per i giovani che volevano entrare nell’Ordine. Soppresso con il primo decreto murattiano del 1807, l’Ordine religioso fu ripristinato dal re Ferdinando I di Borbone, per essere definitivamente cancellato con la soppressione definitiva del 1866.

La Chiesa e il Convento furono ceduti al Comune di Lecce, che si preoccupò di garantire l’apertura al culto della Chiesa, affidandola a due Padri teatini.. 

La distribuzione planimetrica degli spazi interni dell’ex Convento ha subito numerose modifiche per adattare gli ambienti alle più svariate destinazioni d’uso che si sono avvicendate nel tempo: caserma, scuola e uffici comunali. 

Da non perdere

Attualmente all’interno del chiostro si svolgono attività culturali, quali mostre, esposizioni temporanee, proiezioni cinematografiche. Una sala multifunzionale accoglie mostre temporanee e conferenze.

Le visuali prospettiche che si aprono dall’interno del chiostro sono davvero suggestive, con splendidi scorci verso la città e il vicino Campanile.

Curiosità & aneddoti

Dell’intero complesso conventuale solo il Campanile, di età seicentesca, risulta estraneo al gusto architettonico del progettista Francesco Grimaldi. ll motivo ornamentale della “punta lanceolata” incisa sulla pietra leccese, posta ai margini delle specchiature dei prospetti, ha consentito di attribuirlo all’architetto Giuseppe Zimbalo.

Il convento accolse nel 1872 la Regia Scuola Normale, prima scuola femminile pubblica e laica aperta in città, che funzionerà fino al 1944. Costituì un’importante istituzione della Lecce moderna che, grazie ad emancipate insegnanti di fede mazziniana, riuscì a rompere la diga culturale che fino allora aveva impedito alle donne di conseguire un titolo di studio per entrare nel mondo del lavoro.  

Nel 2022, con la chiusura dopo circa 150 anni dell’ “Asilo Saraceno” delle Suore d’Ivrea, che occupava anche il settore sud-occidentale del porticato, si è concluso anche un pezzo importante della storia educativa della città. 

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